Ancora una volta, la Calabria potrebbe pagare per la debolezza del suo sistema sanitario, crollato negli anni sotto i colpi della malagestione, dell’indifferenza politica e dell’ormai più che decennale Piano di Rientro. Si sta svolgendo in queste ore la Conferenza Stato-Regioni che precede il Consiglio dei Ministri decisivo, quello nel quale si chiarirà quali sono le nuove soglie per il cambio colore delle regioni e quindi per l’introduzione o meno di nuove limitazioni.

Proprio a causa della sua debolezza strutturale, la Calabria potrebbe essere una delle prime regioni a passare in zona gialla, forse già dal monitoraggio che verrà diffuso domani dall’Istituto Superiore di Sanità. Tutto dipende dalle percentuali che verranno stabilite nel Consiglio dei Ministri che si terrà tra poche ore.

Terapie intensive e ricoveri Covid, le soglie che fanno tremare la Calabria

È proprio sui numeri che si stanno scontrando in queste ore Governo e Regioni: la proposta di Draghi e Speranza, sulla scorta delle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, è estremamente dura. Le soglie per il passaggio dalla zona bianca alla zona gialla sono infatti molto stringenti: basterà il 5% di occupazione di posti letto in terapia intensiva e il 10% di posti letto in area non critica per abbandonare la zona bianca e affrontare nuove limitazioni in piena estate.

Se dovesse passare questo scenario, infatti, la Calabria avrebbe pochissimo margine di intervento: i posti totali in terapia intensiva, secondo i dati AGENAS, sono attualmente 151 e quelli occupati sono 5. Basterebbero altri tre ricoveri in terapia intensiva per dire addio all’estate che stiamo vivendo e per ripiombare nell’incubo delle limitazioni in ristoranti, bar e locali pubblici. Meno delicata, ma pur comunque da attenzionare, la situazione relativa ai posti in area non critica: attualmente la percentuale di riempimento è del 6%, e servirebbero qualcosa come altri 40 ricoveri per andare vicini alla soglia d’allarme.

La posizione e le richieste delle Regioni invece vanno verso l’allentamento di questi parametri: la Conferenza Stato-Regioni guidata dal leghista Fedriga vorrebbe invece che il riempimento delle terapie intensive venga spostato almeno al 20%, mentre quello in area non critica al 30%. Il Governo, per ora, non ha però lasciato molto spazio alle richieste delle Regioni.

Troppi pochi tamponi: accelerare per evitare sanzioni

Un altro punto controverso è quello che riguarda l’inserimento di un numero minimo di tamponi per considerare affidabile il lavoro di tracciamento: il Governo vuole inserire, sempre su proposta del CTS, un minimo di almeno 150 tamponi ogni 100 mila abitanti. Su questo la Calabria è molto indietro e dovrebbe accelerare il lavoro di tracciamento per rientrare nei parametri: attualmente vengono analizzati ogni settimana circa 12 mila tamponi, ma con le nuove disposizioni si dovrebbe almeno raddoppiare questo numero per evitare di fornire un dato considerato poco affidabile e tornare in zona gialla a causa della mancanza di dati forniti al centro di analisi nazionale.

Green pass, cambia l’utilizzo in base al colore delle regioni

Tra i punti in discussione, quello relativo all’implementazione del green pass come lasciapassare per l’accesso a locali, eventi e altro. Anche qui potrebbe pesare la distinzione in colori delle singole regioni: in zona bianca, ad esempio, potrebbe non essere richiesto per l’ingesso in bar e ristoranti, mentre in zona arancione e rossa potrebbe essere necessario avere la doppia dose di vaccino per poter accedere ai locali. Resta ancora aperta la discussione circa la riapertura e le modalità di accesso alle discoteche: si ragiona se basta una sola dose per poter dare l’accesso ai locali da ballo o servirà la vaccinazione completa.

Intanto la Calabria aspetta di capire se rischia nuove limitazioni, che in piena stagione turistica potrebbero essere fatali: l’ennesimo lascito di una classe politica e amministrativa che a distanza di un anno e mezzo dall’inizio dell’emergenza Covid vive ancora gli stessi problemi di organico, di carenza di strutture e di debolezza del sistema delle terapie intensive dei primi giorni di pandemia.

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