Il tribunale di Palmi ha assolto Giuseppe Guerrisi dall'accusa di traffico di droga. Il giovane di Gioia Tauro è rimasto coinvolto nella maxi inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria denominata Vulcano, eseguita nel luglio 2016. Guerrisi è l'unico imputato che aveva scelto di essere processato con il rito ordinario, mentre tutti gli altri sono stati giudicati e condannati in abbreviato dal gup del tribunale di Reggio Calabria e dalla Corte d'appello. Alla sbarra presunti appartenenti ad un gruppo criminale, articolato su più livelli ,che dall’estero facevano giungere al porto di Gioia Tauro grandi carichi di cocaina.   

 

Dopo una complessa istruttoria dibattimentale, il tribunale di Palmi ha deciso di assolvere Guerrisi, nonostante la richiesta della procura antimafia che aveva chiesto la condanna a 14 anni. I giudici del collegio hanno accolto la richiesta dei legali di Giuseppe Guerrisi, gli avvocati Domenico Putrino e Caterina Albanese. 

 

Giuseppe Guerrisi è ritenuto dalla Dda reggina un fedelissimo ed uomo di fiducia di Michele zito, considerato il capo dell'associazione e condannato a 20 anni è stato assolto perché non ha commesso il fatto nonostante il pm dottore ponzetta della dda avesse chiesto 14 anni .

 

Il pm per rafforzare il quadro probatorio aveva chiamato a deporre i collaboratori di giustizia Lino Furfaro e Francesco Trunfio. L'avvocato Putrino dopo il controesame ha prodotto documentazione per sostenere l'inattendibilità di Trunfio, in modo particolare, fornendo una serie di riscontri negativi alle sue dichiarazioni. Gli avvocati Putrino ed Albanese hanno depositato anche la sentenza passata in cosa giudicata del processo Atlantide celebrato in abbreviato, nella quale la Corte di appello di Reggio Calabria non ha considerato attendibili le dichiarazioni di Trunfio.

Inchiesta Vulcano

L'indagine “Vulcano”, curata dalle Dda di Reggio Calabria e Napoli, scattò  nel luglio del 2016 quando le Fiamme Gialle spedirono, in un primo momento, chi in galera e chi agli arresti domiciliari, 15 persone accusate - a vario titolo- di far parte di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina per conto delle potenti cosche di 'ndrangheta Molè, Piromalli, Alvaro, Crea e Pesce, tutte attive nella Piana di Gioia Tauro.

 

Nell'ambito della prima tranche dell'inchiesta furono sequestrati 80 chili di cocaina purissima rinvenuta all'interno di uno degli oltre mille e 500 containers imbarcati sulla nave mercantile "MSC Poh Lin" – successivamente sequestrata dai finanzieri – che attraccò presso lo scalo portuale gioiese il sette luglio del 2016. 

 

A reggere le redini dell’organizzazione sarebbe, anche alla luce della sentenza di secondo grado, Antonino Pesce, classe 1982. ll presunto rampollo della 'ndrina è stato condannato in appello a 20 anni di detenzione.