A Filadelfia non vogliono la “caccia alla svergogna”, dopo il caso dei ragazzi down offesi durante una serata in pizzeria, ma la riposta a chi ha discriminato è ferma ed è fatta di parole e gesti coralmente ben assestati.

La famigliola originaria del paese del Vibonese, ma trapianta a Roma e tornata per le vacanze, nessuno la indica ma il vicesindaco Antonio Caruso – a proposito di quanto avvenuto ai danni di 3 ragazzi – parla di «ignoranza, paura del diverso e pregiudizio».

In verità a Filadeflia i ragazzi speciali sono talmente integrati che due di loro lavorano al Comune – Domenico infatti oltre a essere trombettista nell’orchestra e anche centralinista – e Francesco Conidi spiega che «hanno chiamato da tutt’Italia per darci sostegno, e anche il prefetto ci ha garantito che vuole venire a trovare i ragazzi».

Un caso nazionale, quindi, che per una volta propone un’immagine positiva della Calabria, capace di fare barriera e respingere le discriminazioni attraverso una visione comunitaria inclusiva, che all’inqualificabile gesto della famiglia che ha offeso, ha pagato ed è andata via senza finire di mangiare – affermando di provare nausea per la vicinanza dei ragazzi – replica con operosità e ridando smalto al volontariato.