In occasione della XVIII Giornata Europea contro la tratta di esseri umani, di cui ogni anno nell’Unione Europea sono vittime accertate più di 7 mila persone, la Piccola Opera Papa Giovanni Onlus, ente capofila del progetto regionale Incipit, ha promosso un momento di sensibilizzazione dal titolo “Libera il tuo sogno” con una delegazione di studentesse e studenti di Reggio Calabria. Seduti sugli scranni dell’aula Pietro Battaglia di palazzo San Giorgio, dove ha campeggiato lo striscione “La Calabria non Tratta”, i giovani hanno accolto la testimonianza di Onome Anigboro e Drissa Diarra, mediatori nell’ambito del progetto finanziato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri su proposta della Regione Calabria, mirato a contrastare lo sfruttamento sessuale e lavorativo, l’accattonaggio e le economie illegali. Non solo contrasto ma anche sostegno all’emersione e l’accompagnamento in un nuovo percorso di integrazione lavorativa e sociale.

«Sono nigeriana – racconta la mediatrice culturale Onome Anigboro – e sono arrivata in Italia quasi 10 anni fa. Lavoro come mediatrice culturale da tre anni. Ho incontrato tantissime persone, soprattutto minorenni non accompagnati, che hanno subito queste forme di sfruttamento. Ho conosciuto tante donne arrivate in Italia con un grande sogno, convinte di poterlo realizzare e al contempo di poter aiutare economicamente la famiglia nel paese di origine. Donne che poi mi hanno raccontato di essere state rinchiuse in una casa, costrette a fare cose che non volevano, con la minaccia che se non le avessero fatte ci sarebbero state conseguenze per le famiglie nel paese di origine.

Ecco la disperazione di essere arrivate in un Paese con altri drammi oltre quelli lasciati indietro. È allora che noi interveniamo, per aiutare a comprendere che ci si trova in un paese diverso, dove si hanno più diritti, dove le persone come i sogni valgono, dove ci si può liberare e condurre una vita dignitosa. Aiutare a comprendere che c’è una grande differenza tra l’Italia e il loro paese di provenienza è il primo passo per aiutare le donne a liberarsi a capire che qui valgono e che qui possono avere e realizzare un sogno, fare ciò che desiderano senza costrizioni e riduzioni a condizioni degradanti. Questo è, in fondo, l’anima della nostra opera di mediatori tra due culture che si incontrano».

Continua a leggere sul Reggino