Inchiesta Sartoria

«Sono esperto di pesca al tonno»: l’esame farsa del radiologo a Catanzaro per il gip è una «sceneggiata ridicola e degradante»

Il concorso per un incarico in radiodiagnostica offre una scena surreale tra battute e domande sulla pesca. Il candidato, poi promosso: «Non so niente». E uno dei commissari paragona la selezione al caso Suarez. Il quadro nelle intercettazioni della Guardia di finanza

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di Pablo Petrasso
3 luglio 2024
14:20

Altro che “selezione per titoli e colloquio”, il concorso pubblico per un incarico di prestazione occasionale nell’ambito di un progetto di ricerca Pon per la radiodiagnostica è stata, per il gip di Catanzaro, «una sceneggiata ridicola e degradante per le professionalità che sulla carta tutti avevano e che il candidato avrebbe dovuto dimostrare». Il candidato è un medico radiologo che non risulta indagato nell’inchiesta Sartoria sul sistema degli appalti condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro su impulso della Procura guidata da Vincenzo Capomolla. Le intercettazioni dei militari raccontano un siparietto che fa insieme sorridere e rabbrividire per quanto appare imbarazzante il modo in cui viene condotto l’esame. Giuseppe Lucio Cascini, medico e docente universitario finito agli arresti domiciliari e presunto referente del sistema di presunte gare (e concorsi) addomesticati, è il presidente della Commissione: a lui, assieme a Maurizio Morelli, collegato da remoto, e Gennarina Arabia, che non partecipa al colloquio nonostante risulti dagli atti, il compito di stabilire il livello di competenze del candidato.

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L’inchiesta descrive un esame che viene completato dalla commissione in maniera svogliata, «quasi come se fossero disturbati dal dovere da compiere», con il candidato «che tarda ad arrivare perché occupato in altro, quasi viene disturbato per andare a fare l’esame». È chiaro, per il gip, «che l’accordo fra tutti era che avrebbero compilato un verbale su un esame mai sostenuto, incontrando però la (bontà sua) opposizione della segretaria». Il radiologo sotto esame, «con Cascini inventa in quel momento le domande da fare, quasi facendosi suggerire gli argomenti delle stesse, irride la serietà della scena (o la serietà che dovrebbe esserci in un esame) e dice che non saprebbe rispondere su nessuno di quegli argomenti». Seguono «battute e scherzi sulla pesca» unica materia in cui si dichiara «esperto». 


Se non fosse tutto registrato dagli investigatori e riversato in un’ordinanza di custodia cautelare si stenterebbe a crederci. «Allora tu di che vuoi parlare Carlo…. Che argomento sai?», chiede Cascini. «Guarda, sulla pesca al tonno…». «Sei bravo?», continua il docente. «So prevedere gli effetti collaterali del tonno sott’olio». «Non li conosco perché a me tonno non me ne arriva mai, quindi nessuno me lo dà, e quindi non le so queste cose…».

Cascini a un certo punto prova a elencare i quesiti: «Facciamo “la risonanza magnetica nella malattia degenerativa, la seconda domanda è tecnica di misurazione dell’idrocefalo normoteso… una terza domanda? Che vuoi fare?». Risposta eloquente del candidato: «Che c…o ne so…». Nuovo tentativo del docente: «Mo vediamo un attimo quale… tu dove sei più bravo?». «Nessuna delle tre». La resa: «Abbiamo fatto domande troppo difficili… va bene, va bene… mo gli diamo un testo da tradurre di inglese e quindi ce lo togliamo da davanti alle scatole… Ma quanto sei stronzo!». «Eeeeh, guarda che risonanze non te ne faccio più eh!».

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Mentre la Guardia di finanza prende nota, il colloquio si chiude all’insegna delle battute. «Dia la definizione di canna (da pesca, ndr) da stand up». «Carrucolata?», risponde il candidato. Morelli propone di chiuderla lì: «È preparto dai… mettiamogli il massimo, con la lode». Cascini però vuole continuare, sempre con una domanda sulla pesca: «Secondo me dobbiamo fargli la domanda sul Monel (altra tipologia di canna da pesca)». «Il monel in Campania e nel Lazio si utilizza assai! Cosa che non si utilizza in Calabria… Dai fatemi anda’ che devo anda’». 
«Quindi in inglese quanto gli diamo?», ipotizza Morelli. Cascini non ha dubbi: «Massimo». «Facciamo come Suarez qua! Come il caso Suarez», ex calciatore del Barcellona sottoposto a un esame farsa per ottenere la cittadinanza italiana in vista dell’approdo (poi saltato) alla Juventus. 
Il gip non ha dubbi e parla di «triste e degradante gravità indiziaria» per «una prova selettiva per l’assegnazione di un posto nella compagine universitaria gestita come una barzelletta» in cui si ride poco.

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