Il business

Il viaggio dei rifiuti dalla Calabria all’Asia e le bombe ecologiche tra gli agrumeti della Piana: così la carta da riciclare diventava oro

L'operazione dei carabinieri del Noe ha scoperto un traffico sull'asse Rizziconi-Rende. Scarti rivenduti a Calabra Maceri «che era consapevole degli illeciti». Sigilli a venti società, sequestrati due depositi privi di autorizzazioni

24
di Vincenzo Imperitura
24 luglio 2024
14:20

Discariche totalmente abusive, depositi senza autorizzazioni, rifiuti non trattati che diventano merci pagate a peso d’oro grazie al solo il trasporto da un piazzale a un altro: gira attorno al business dei rifiuti da riciclare l’indagine “Carta canta” dei carabinieri del Noe, che ha portato al sequestro di diverse società nel Reggino (ma anche a Cosenza e in Sicilia) tutte legate tra loro dai lauti guadagni che gravitano attorno alla gestione illegale dei rifiuti da riciclare. Una gestione dissennata, andata avanti per quasi un decennio nonostante indagini, sequestri e blitz delle forze dell’ordine e che ha disseminato la Piana di Gioia di strutture di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti totalmente illegali e che rischiavano di trasformarsi in altrettante, potenziali, bombe ecologiche nascoste tra gli aranceti.

Ci sono i fratelli Rosario e Salvatore Rotolo al centro dell’indagine. Sono loro, sostengono gli inquirenti, attraverso la “Rsr” prima e la “Rsr Ambiente” poi, gli ideatori di un sistema che aveva consentito a una piccola società che, almeno sulla carta non avrebbe potuto operare in conto terzi, di diventare un pilastro della commercializzazione dei rifiuti riciclabili che da Rizziconi e da Gioia venivano venduti ai broker della carta che li rigiravano a loro volta sui redditizi mercati di Cina, Turchia e Indonesia.


Traffico illecito di rifiuti: il sistema 

Un po’ casareccio ma decisamente efficiente, il “metodo” scelto dai due imprenditori di Rizziconi a capo della Rsr era piuttosto semplice: nella sostanza, la piccola società, per anni priva di qualsiasi autorizzazione al trattamento dei rifiuti e, dopo i primi sequestri, dotata dei requisiti minimi a giustificare il trasporto dei rifiuti da riciclare, si assicurava la raccolta di tonnellate di carta, cartone e plastica da diverse aziende attive nel Reggino (soprattutto centri commerciali e grossi supermercati) che stipava in centri di deposito (altrettanto privi di autorizzazioni) per poi rivenderle, senza avere effettuato alcuna lavorazione, come rifiuto già sottoposto ai trattamenti previsti dalle norme. Un gioco di prestigio cartolare capace di trasformare i vecchi volantini delle offerte del supermercato sotto casa in denaro sonante. Un sistema che per andare avanti non ha esitato a trasformare angoli del territorio in vere e proprie discariche a cielo aperto.

Leggi anche

Le discariche abusive

A distanza di una settimana dal maxi incendio che ha devastato un centro di stoccaggio dei rifiuti (autorizzato) di un’azienda privata di Palmi e che ha terrorizzato l’intero territorio a causa di una nube tossica galleggiata per giorni tra il porto e l’entroterra, l’indagine dei carabinieri del Noe ha fatto venire alla luce altri siti di deposito che, in caso di incendio, si sarebbero potuti trasformare in altrettanti disastri ecologici. Due le discariche totalmente illegali scovate dagli investigatori a cui si aggiunge un altro sito (quello della Ecorad) che gli indagati avrebbero usato per giustificare le tante tonnellate di monnezza trattata.

Il primo di questi depositi viene scovato dagli inquirenti a Rizziconi, in uno stabile di proprietà dei fratelli Rotolo, nel 2017. Quando i militari del Noe fanno irruzione nei locali dell’ex “centro didattico Coppola” si trovano davanti una vera e propria piattaforma per il trattamento dei rifiuti da riciclare «caratterizzata dalla presenza di macchinari tipicamente utilizzati per la selezione, la compattazione e la movimentazione dei rifiuti da imballaggio quali presse e muletti. Sui luoghi – annotano gli investigatori nel verbale di sequestro – si individuano decine di balle pressate ed incellofanate di carta relativa ai volantini pubblicitari». Con tanti saluti alle leggi contro l’inquinamento e a quelle sulla sicurezza.

Leggi anche

Dopo il sequestro da parte degli inquirenti, i fratelli Rotolo non si perdono d’animo e, trasformata una società di loro proprietà in azienda parzialmente autorizzata a movimentare i rifiuti – senza peraltro avere il permesso di lavorarli – si trasferisce di pochi chilometri da Rizziconi a Oppido Mamertina, nel deposito della “Mondovivo” che era stato in attività fino al 2014 e che da allora aveva perso ogni autorizzazione: «I fratelli Rotolo lo avevano scelto come sito principale per il conferimento dell’ingente quantità di rifiuti raccolti, soprattutto carta e cartone, contribuendo a farlo diventare una discarica a cielo aperto, situata all’interno di una zona rigogliosa di agrumeti». Una potenziale bomba ecologica – con l’andare del tempo il piazzale era diventato una vera e propria discarica dove venivano stipati, senza nessun rispetto delle basilari regole di salvaguardia dell’ambiente, anche i rifiuti solidi urbani di alcuni dei paesi del comprensorio – andata avanti per quasi un anno fino ad un nuovo blitz dei carabinieri che mettono tutto sotto sequestro ma non interrompono gli affari degli indagati che, scrive il Gip, hanno solo dovuto “aggiustare” il colpo trasferendo il proprio core business nella vicina Gioia, nel deposito della “Ecorad”.

I broker della carta

E se il “cuore” dell’attività illecita era la provincia di Reggio, il mercato di riferimento in cui migliaia di tonnellate di rifiuti venivano veicolati prima di prendere il volo verso i mercati internazionali, era a Rende, nei locali della “Calabria Maceri e Servizi spa” che quei rifiuti non trattati se li prendeva senza battere ciglio, grazie ad un artificio cartolare che “trasformava” gli stessi rifiuti in “materia prima seconda”. In soldoni, i rifiuti venivano raccolti illegalmente nei centri di stoccaggio di Rizziconi, Gioia e Oppido e poi venivano venduti alla “Calabria Maceri” che li acquisiva come già trattati e pronti per essere commercializzati. «La mole di carta da macero fornita alla Calabria Maceri e soprattutto la continuità della fornitura dimostra che la stessa società fosse consapevole dell’illecito trattamento della carta ricevuta, non avendo mai provveduto a richiedere alcun documento che ne attestasse la regolarità».

 

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top