Il 52enne deve rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla produzione di atti falsi e alla corruzione nella pubblica amministrazione
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Lascia il carcere per gli arresti domiciliari Davide Licata, 52 anni, di Stefanaconi, arrestato nel marzo scorso nell’ambito dell’operazione “Diacono” della Procura di Vibo Valentia che mira a far luce sulla corruzione attorno all’Accademia Fidia. Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, ha infatti accolto un’istanza presentata dagli avvocati Giovanni Vecchio e Giuseppe Di Renzo ed ha concesso a Davide Licata gli arresti domiciliari a Stefanaconi. Restano, secondo il gip, i gravi indizi di colpevolezza ma le esigenze cautelari sono state ritenute attenuate. Davide Licata non potrà comunicare con alcun mezzo (telefonico o telematico) con persone diverse da quelle che con lui coabitano. Sempre in accoglimento di un’istanza degli avvocati Giovanni Vecchio e Giuseppe Di Renzo, il gip ha poi revocato la misura degli arresti domiciliari, sostituendola con l’obbligo di dimora, nei confronti di Rossella Marzano, 46 anni, di Vibo Valentia, moglie di Davide Licata.
Le accuse
Associazione a delinquere finalizzata alla produzione di atti falsi e alla corruzione nella pubblica amministrazione, le accuse ipotizzata nei confronti di Davide Licata, coinvolto assieme al padre, ai fratelli e ad altri familiari nell’inchiesta “Diacono” che vede tra gli indagati per corruzione anche l’ex direttrice dell’Ufficio scolastico regionale. Capi e promotori dell’associazione vengono indicati dall’accusa in Michele Licata e Davide Licata, padre e figlio, entrambi di Stefanaconi. Michele Licata, inoltre, nella qualità di preside dell’Accademia Fidia, avrebbe avuto pure il compito di sottoscrivere le false attestazioni di frequentazione di corsi e master. Organizzatore dell’associazione anche Dimitri Licata, che avrebbe avuto il compito di coordinare gli altri sodali per poi divenire il promotore del sodalizio dopo l’arresto del fratello Davide Licata nel luglio dello scorso anno a seguito del rinvenimento di un vero e proprio arsenale di armi nella sua abitazione.
Il reato di autoriciclaggio per aver impiegato e sostituito in varie società il denaro e le utilità provenienti dai delitti viene invece contestato a Michele Licata, Davide Licata, Jgor Licata, Dimitri Licata, Michela Licata, Carmine Caratozzolo, Maurizio Piscitelli, Christian Piscitelli e Rossella Marzano. All’atto dell’arresto di Davide Licata e Rossella Marzano nel luglio dello scorso anno il ritrovamento di un arsenale di armi, con i carabinieri che avevano sequestrato pure la somma di 202.720,00 euro. Somma ritenuta il provento dell’attività illecita dell’Accademia Fidia per riottenere la quale Michela e Dimitri Licata avrebbero predisposto atti falsi destinati al Tribunale del Riesame di Vibo Valentia ed in particolare 173 fatture al fine di dimostrare la provenienza lecita del denaro e determinare così il dissequestro poi effettivamente avvenuto. Tale condotte costano a Michela Licata e Dimitri Licata l’accusa di frode processuale. Marito e moglie sono indagati pure per i reati di abuso d’ufficio e falsità ideologica in atti pubblici.