Il gup di Catanzaro, Mario Santoemma, ha rinviato a giudizio sei persone nell’ambito del procedimento sul presunto sfruttamento dei lavoratori nei supermercati del gruppo Paoletti distribuiti tra Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale.
Il processo davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro avrà inizio il prossimo 10 giugno per Antonio Citriniti, Paolo Giordano, Maria Teresa Panariello, Giorgio Rizzuto – in qualità di collaboratori di Paoletti – e per le due società coinvolte Food & More srl e Paoletti spa.
Hanno scelto il rito abbreviato e per loro il processo proseguirà il prossimo 18 giugno, Paolo Paoletti, Anna Valentino, Rosario Martinez Paoletti, Vittorio Fusto, Tiziana Nisticò, tutti dipendenti e collaboratori di Paolo Paoletti. Abbreviato anche per Vito Doria, conciliatore sindacale della Uila.
La stragrande maggioranza delle 51 parti civili è composta da dipendenti dei supermercati.

L’inchiesta

L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro e coordinata dal sostituto procuratore Saverio Sapia, oggi sostituito in aula dal pm Francesca Ravizza, contesta retribuzioni inadeguate, o comunque insufficienti rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) parte delle retribuzioni sottratte (con restituzione in contanti) dietro la minaccia del licenziamento e facendo leva sullo stato di bisogno dei dipendenti. Inoltre, secondo quando già emerso nel corso dell’esecuzione della misura cautelare, Paoletti e la moglie Anna Valentino avrebbero adoperato, all’interno degli uffici amministrativi, un impianto di intercettazione ambientale consistente in un registratore con risponditore automatico al fine di controllare a distanza due dipendenti e tutti i lavoratori presenti nella stanza.


A Paoletti, Valentino, Rizzuto e Nisticò viene contestato, a vario titolo, il reato di estorsione per aver costretto otto dipendenti, tanti ne conta la chiusura indagini, a «restituire parte della retribuzione dietro la minaccia di licenziamento».