I giudici di Reggio Calabria riformano la sentenza di primo grado rivalutando le dichiarazioni dell'ex sindaco Antonino Bartuccio che aveva denunciato i tentativi di inflitrazioni della cosca
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Il vertice della cosca condannato a pene pesanti, il castello accusatorio che non aveva retto davanti al tribunale di Palmi viene rimesso in piedi dalla sentenza dei giudici di Corte d’appello. Questo è l’esito del secondo grado del processo nato dall’inchiesta “Deus”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria contro il clan Crea di Rizziconi.
Una sentenza, quella di ieri, che ridà piena dignità anche alla collaborazione dell’ex sindaco della cittadina della Piana Antonino Bartuccio, divenuto testimone di giustizia e sotto scorda dalla mattina del blitz della squadra mobile reggina.
La sentenza
I giudici di Corte d’appello hanno confermato la condanna del boss Teodoro Crea a 20 anni di carcere; a suo figlio Giuseppe 17 anni e Domenico Crea (assolto in primo grado) 12 anni di carcere. Condanne anche per Antonio Crea (assolto in primo grado), 16 anni, e 9 anni Domenico Russo, al quale il tribunale di Palmi aveva comminato una pena di soli 3 anni.
La Corte d’appello dello stretto ha dichiarato prescritta l’accusa nei confronti di Maria Alvaro e Clementina Burzì.
I giudici di piazza Castello, inoltre, hanno condanna in solido Teodoro Crea, Giuseppe Crea, Domenico Crea, Antonio Crea e Domenico Russo al risarcimento dei danni di 100mila euro in favore di Antonino Bartuccio; e anche nei confronti della Regione Calabria e della Città metropolitana di Reggio Calabria.
L’inchiesta
L'indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e poggia sulla coraggiosa testimonianza dell'ex sindaco Antonino Bartuccio. Secondo quanto emerso dalle indagini, il primo cittadino si era opposto, con le proprie circostanziate denunce, allo strapotere criminale della cosca Crea: dalle sue dichiarazioni all'autorità giudiziaria scaturì l'indagine "Deus", che portò agli arresti da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Operativo e del Commissariato di Gioia Tauro, di 16 persone, tra cui tre ex politici che sarebbero stati l'avamposto in Comune dei Crea.
L'attività di indagine nasce nel 2010 e ha evidenziato come la cosca Crea di Rizziconi sia capace di esercitare sul territorio una vera e propria "signoria" non solo nell'esercizio delle tipiche attività criminali ma anche nel totale condizionamento della vita pubblica. Le attività investigative sono iniziate infatti all'indomani delle elezioni amministrative indette per l'elezione del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rizziconi, tenutesi il 28-29 marzo 2010, cui partecipava una sola lista, essendone una seconda stata esclusa per irregolarità.
Signori feudali
Tra i soggetti coinvolti figura Teodoro Crea classe '39, alias "'u Murcu" o "'u Toru" o "Dio onnipotente", capo storico della famiglia, con buona parte del suo nucleo familiare.