Tre giorni di iniziative ed eventi a Monterosso, nel Vibonese, grazie all'associazione Curandera che ha ricevuto anche in dono una casetta che ospiterà donne che hanno bisogno di un rifugio
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L’altra festa delle donne. Una tre giorni carica di riflessioni, di gioia e di sofferenza, di canti, musica e sapere. È stata una festa di tre giorni «per stare insieme, per confrontarci sui temi delle donne e scoprire aspetti creativi dello stare insieme», dice Sara Grillo, una combattente per la libertà e la gioia di essere donne.
«Per tre giorni si è vissuto in uno spazio di condivisione, attraverso laboratori e conferenze, tutto informale, con momenti per le donne soltanto e altri in condivisione con gli uomini».
Sara ci accompagna in questo cammino durato tre lunghi e appassionati giorni, scavando nel profondo io di sé stessi: «Sono stati tre giorni tra cerchi di parola, arte e bellezza. Per una maggiore consapevolezza sui temi della donna». Una festa inedita delle con una più forte connotazione culturale, con un tema centrale legato al coraggio di denunciare gli abusi e l'importanza dell'elaborazione del trauma.
Sara Grillo è presidente dell' Associazione Curandera che da anni si occupa di affiancare donne, vittime di abusi. «Siamo un gruppo di donne impegnate nel sociale e nel borgo di Monterosso Calabro abbiamo ricevuto in dono una casetta che ospiterà donne che hanno bisogno di un rifugio».
Artisti e operatori del benessere hanno accompagnato i partecipanti in uno spazio "insolito" in cui ognuno ha potuto esprimere il proprio estro. Ad organizzare è stata proprio l’associazione Curandera, col patrocinio di Monterosso Calabro, un comune di 1491 abitanti della provincia di Vibo Valentia
Ma Sara scava nel passato e tira fuori il meglio. Parla di qualcosa che oggi nessuno quasi ricorda più: la sorellanza. «Un tempo esisteva la Sorellanza e le donne erano molto alleate tra loro. In termini moderni il cerchio donne rappresenta un viaggio a ritroso, circolare, per riappropriarci delle qualità necessarie per essere integre, umane e divine allo stesso tempo. Avvolte dall'energia femminea si crea uno spazio intimo e sicuro in cui è possibile aprirsi e condividere... a volte senza parole, a volte con pianti e altre con vere crisi catartiche che permettono la liberazione del dolore».
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Ovviamente c’è una certa curiosità verso il Cerchio delle donne. In tanti vorranno sapere cos’è e perché è stato così importante nella storia delle donne: «È un modo antico ed è il modo di sempre in cui le donne si sono incontrate per prendersi cura, condividere, imparare, nutrire, guarire, celebrare e crescere».
Tre giorni intensi, in un clima diverso dal solito, tanto che si potrebbe definire una festa insolita e anticonformista. Ma Sara non è d’accordo. «Non è assolutamente una festa anticonformista e neanche femminista. Come dicevo il tema principale sarà la necessità di denunciare gli abusi e l'importanza del percorso psicoterapico per elaborare il trauma. Importante la partecipazione delle donne che hanno denunciato per testimoniare che una strada legale è possibile».
Il bilancio della tre giorni è particolarmente positivo: «Abbiamo fatto un cerchio di parola, lungo e partecipato, l’avvocato nel suo intervento non ha citato neanche un codice, perché tutte le riflessioni sono confluite su un pensiero comune. Ovvero: c’è da fare un percorso insieme, uomini e donne, per liberarci di schemi culturali, ereditati, che riguardano la coscienza collettiva e la storia che ci ha portati a separarci, a mettere noi donne in una battaglia contro gli uomini. Un percorso di consapevolezza per rinascere ad una visione nuova».
L’evento di tre giorni è stato ospitato nel teatro comunale di Monterosso Calabro: «Dobbiamo ringraziare la speciale sensibilità del sindaco Antonio Lampasi che è molto vicino al nostro progetto».