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«L’omicidio di Belsito Domenico, se non ricordo male, è stato il primo di quelli commessi per conto dei Bonavota. Ricordo che gli omicidi che dovevamo compiere per conto loro erano in tutto cinque o sei. In particolare tre commessi da noi e tre ai quali noi non abbiamo partecipato. Noi abbiamo commesso quelli di Belsito Domenico, Cracolici Raffaele e Domenico Di Leo». Parola di Andrea Mantella sulle cui dichiarazioni continuano a venir meno molti degli omissis iniziali con il deposito delle sue confessioni in molti processi. Ultimo il processo che vede imputati a vario titolo dei reati usura, danneggiamento ed estorsione: Guglielmo Ciurleo, 56 anni, idraulico di Filogaso, i fratelli Vincenzo e Franco Teti, di 66 e 41 anni, e Francesco Cracolici, 42 anni, di Maierato.
Il 2004 di sangue dei Bonavota fu inaugurato il 18 marzo del 2004 a Pizzo Calabro lungo la via Nazionale, quando Francesco Scrugli - braccio destro di Andrea Mantella - tese l’agguato in seguito al quale spirò Domenico Belsito. Fu il delitto con il quale Andrea Mantella, allora capo emergente di una nuova realtà criminale che da Vibo Valentia sfidava lo storico potere dei Mancuso di Limbadi e Nicotera, strinse l’alleanza con il clan di Sant’Onofrio, capofila di un cartello scissionista “benedetto” dall’ormai defunto boss dei viperari delle Serre Damiano Vallelunga, ucciso a Riace nel settembre del 2009. Un “cartello scissionista” di cui avrebbero fatto parte pure i Fruci di Acconia di Curinga (organici a quel tempo ai Bonavota), a loro volta subordinati al boss di Filadelfia, Rocco Anello, nuovo alleato dei Bonavota e legato da una storica amicizia con Damiano Vallelunga. Mantella, il 27 maggio del 2016, è nel carcere di Rebibbia all’avvio della sua collaborazione. Interrogato dal pm della Dda di Catanzaro Camillo Falvo e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, svela i nomi dei sei presunti mandanti, tutti ritenuti elementi dei Bonavota: Domenico Bonavota, Francesco Fortuna, Domenico Cugliari (alias "Micu i Mela"), Nicola Bonavota, Onofrio Barbieri e Bruno Cugliari. «Tutte queste sei persone volevano l’omicidio oltre che di Belsito Domenico, di altri cinque, perché questo era il loro disegno per riprendere il potere su Sant’Onofrio». Tra quelli da eliminare, che poi ebbe salva la vita, Francesco Cracolici. E’ il figlio di Raffaele Cracolici, il boss di Maierato assassinato a Pizzo nel maggio del 2004.
L’omicidio di Domenico Belsito sarebbe stato preceduto da un accordo: uno scambio di uomini fra il gruppo guidato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli (all'epoca staccatisi dal clan Lo Bianco di Vibo) e quello dei Bonavota di Sant’Onofrio.
p.c.