Si sono incontrati davanti al palazzo di giustizia, tenendo una rosa rossa in una mano e il codice nell’altra. Hanno srotolato uno striscione e hanno attuato la loro protesta silenziosa. Sono i giudici onorari di Crotone, una quindicina quelli impiegati nel Tribunale pitagorico, che, unendosi ai loro colleghi di altre città italiane, chiedono il riconoscimento di diritti e tutele.

Appello al governo

«Questo governo dia attuazione alla riforma della Legge Orlando sulla magistratura onoraria - spiega Raffaella Dattolo, giudice onorario presso il Tribunale di Crotone – Una riforma che ci ha penalizzati perché non ci riconosce i diritti fondamentali che noi come giudici riconosciamo ai lavoratori e cioè il diritto alla previdenza, alla malattia, il diritto pensionistico». C’è poi la questione della retribuzione: «Veniamo pagati a cottimo e siamo sottopagati, svolgendo una funzione giurisdizionale, che è tra le più importanti».

Silenzio assordante

Dattolo spiega di svolgere il suo lavoro con passione, impegno e professionalità ma «dal governo non ci viene riconosciuto nulla». La protesta sta andando avanti da settimane e anche in altre città calabresi i giudici onorari hanno fatto sentire la loro voce. C’è persino chi ha iniziato lo sciopero della fame: tutto inutile, sembra. «C’è un silenzio assordante da parte delle istituzioni» si rammarica.
Un ruolo fondamentale per l’apparato giustizia quello svolto dai giudici onorari, dunque, che andrebbe adeguatamente riconosciuto anche secondo Frank Mario Santacroce, che ha voluto essere presente a Crotone per sostenere la manifestazione.

Sensibilizzare il legislatore

«Il 90% del contenzioso penale e civile dei giudici di pace – spiega il consigliere regionale - viene gestito da pubblici ministeri e giudici onorari. Il che significa che l’esigenza di mettere in moto questa macchina e stabilizzarla e fondamentale. C’è una decisione della Corte europea che aveva sancito il diritto alla stabilizzazione e credo che queste manifestazioni servano per sensibilizzare ancora di più il legislatore verso questo orientamento».