L'ondata di contagi che da settimane ha travolto il 118 di Cetraro non si ferma. In giornata si è accertata la posititività dell'ottavo operatore sanitario. Si tratta nello specifico di un medico, il secondo dopo il collega ricoverato in condizioni serie all'ospedale di Cetanzaro e che ora, fortunatamente, è in via di guarigione. Oltre al medico di oggi, risultano già contagiati, complessivamente, anche tre infermieri e tre autisti, mentre una nona persona si trova in quarantena. Al momento quindi, restano a coprire i turni due medici, due infermieri e tre autisti.

Al lavoro con il virus

Gia dalla prima ondata di contagi si era intuito che il sistema di sicurezza individuale del personale sanitario del 118 di Cetraro presentava una falla. Medici e infermieri, si è poi scoperto, ricevono una quantità risicata di mascherine e altri dispositivi di protezione, tanto da spingere gli stessi a comprarli di tasca di propria. Ma ora si scopre che il problema della sicurezza è ancora più grave. Il medico risultato positivo si era sottoposto a tampone in data 11 novembre ed è venuto a conoscenza della sua positività soltanto oggi. Ma cosa è successo in questo arco di tempo? Il medico ha continuato a prestare servizio come di consueto, senza alcuna precauzione da parte dell'azienda, correndo in soccorso sia dei pazienti Covid che dei pazienti ordinari, con il rischio di averli contagiati a loro volta. Nessuno si è preoccupato di mettere al riparo medico e pazienti in attesa dell'esito del tampone molecolare.

Dalla centrale operativa tutto tace

Il servizio del 118, benché disponga di una postazione all'ospedale di Cetraro, dipende dalla centrale operativa del 118 di Cosenza, diretta da Riccardo Borselli. Da qui non sarebbe arrivata nessuna comunicazione circa la nuova organizzazione del piano di lavoro, né risultano comunicazioni su un eventuale rinforzo di personale, rimasto solo e con poche unità a fronteggiare l'emergenza sanitaria in corso, nella speranza che nessun altro sia stato contagiato dal Covid. Ma che cos'è, di preciso, che non ha funzionato? Quanti sono numericamente i dispositivi a loro destinati? Esisite una circolare, un documento che spieghi nel dettaglio come ci si è preparati a mandare in "guerra" i propri dipendenti? Al momento nessuno sembra conoscere le risposte.