In quarantena dal 27 ottobre, scoprono che la figlioletta è contagiata solo dopo essersi rivolti ad un laboratorio privato che ha fatto quel tampone che in tutto questo tempo l’Asp reggina non aveva eseguito.
C’è ansia e rabbia nella famiglia Abate, a Rosarno, perché da ieri Saverio a la moglie hanno il risultato di un esame che li costringe a prendersi cura della figlioletta, che vive in una parte isolata dell’abitazione, prolungando per chi sa quanto altro tempo la propria quarantena.

La richiesta di tampone

«Io, mia moglie e l’altro figlio siamo risultati negativi – racconta papà Saverio – ma la vicenda rimane assurda perché dopo esserci messi in isolamento volontario 14 giorni fa, a seguito del contatto con una persona poi risultata positiva, abbiamo chiesto per ben 2 volte all’Asp di essere sottoposti a tampone, senza mai ottenerlo». Per fortuna gli Abate hanno osservato una quarantena rigida, da quando avevano fatto un primo tampone risultato negativo. «Secondo le norme potevamo uscire – prosegue – e col senno di poi oggi dico, vista la pericolosità del virus la cui incubazione muta nella durata, è stato un bene essere rimasti a casa». A prezzo di un sacrificio notevole, visto che gli Abate hanno perso la pazienza dopo aver allertato – per due volte tramite il medico di famiglia – i sanitari dell’Usca, la squadra che con personale ridotto opera in tutto il Distretto tirrenico dell’Asp reggina.

In quarantena da 14 giorni

«Mi attendono altri 14 giorni di quarantena – conclude Saverio Abate – ma io chiedo, se loro non possono venire a casa, quanto meno mi autorizzino ad andare io nel laboratorio di Taurianova». In effetti, nella sede Usca, il direttore Giovanni Calogero conferma che «noi possiamo intervenire solo in caso di persone che hanno sintomi», e questo non è il caso del resto della famiglia Abate. «Noi siamo in sofferenza con l’organico – ammette Calogero – senza quella implementazione che ora, in questa fase di crescita del contagio, serve».

Il reparto Covid a Gioia Tauro 


Per sapere se almeno in questa fase di contagio galoppante l’Asp reggina stia correndo ai ripari, avremmo voluto chiedere un’intervista al direttore sanitario Antonio Bray, che però al telefono non risponde, e brutte notizie arrivano da Gioia Tauro visto «che – spiega il sindaco Aldo Alessio – per fare fronte alla carenza di personale nel reparto covid che verrà aperto nell’ospedale, si attingerà dalla graduatoria di chi ha fatto richiesta di essere impiegato nei laboratori Usca, 10 infermieri e altrettanti medici».
Anche l’ordinanza regionale sembra una coperta ancora corta, in questa fase “nuova” gravida di altre incertezze.