Sul caso della 91enne rimasta, secondo i familiari, per molte ore nel pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza, priva di acqua e cibo in attesa di ricevere le cure per una sospetta ischemia, l’Azienda Ospedaliera difende l’operato di medici e infermieri che producono quotidianamente, si legge nella nota, un enorme sforzo per garantire a tutti un’adeguata assistenza, conducendo turni di molte ore consecutive e rinunciando a riposi e ferie e che proprio nella giornata del 12 agosto, data in cui l’episodio si sarebbe verificato, hanno dovuto fronteggiare l’afflusso di 60 pazienti e due codici rossi.

Il percorso diagnostico

«La signora – spiega Pino Pasqua, direttore del Dipartimento di Emergenza – è giunta in ospedale dopo le ore 12. Al triage d’ingresso le è stato assegnato il codice verde, valutazione confermata dalla tac e dalla visita successiva che hanno escluso gli eventi ischemici sospettati dai congiunti dell’anziana. Alle 21,22 è stata infine dimessa ed è tornata a casa».

La gestione prioritaria dei codici

«Vale la pena ricordare – continua il dirigente medico – che il compito principale di un PS è quello di fornire soccorso e cure nei casi di emergenza o presunti tali. In giornate d’afflusso come quella del 12 agosto in cui l’attenzione del personale è spostata prioritariamente sui codici rossi e gialli, capita che pazienti non autosufficienti come la paziente che ci occupa, non riescano a ricevere l’assistenza ad personam necessaria e dovuta in casi del genere. Ma la signora è stata dimessa nella stessa giornata e seppure non autosufficiente nei movimenti era vigile, presente e orientata».

Questione di sicurezza

«L’ingresso di un parente nei casi di pazienti non autosufficienti sarebbe utile e opportuno per meglio soddisfare i loro bisogni primari. Tuttavia l’attuale situazione pandemica non consente nemmeno l’ingresso muniti di green pass che, come è noto, non garantisce dalla non positività al momento dell’ingresso in ospedale dove si impongono limitazioni più stringenti –conclude Pino Pasqua – per evitare che il Covid possa diffondersi tra i reparti, e dunque per garantire la sicurezza di tutti».