Niente tampone prima di lasciare la casa di cura, interviene il giudice

VIDEO | L'anziano, ricoverato in una clinica a Caserta, era entrato in contatto con un paziente infetto. L’intervista al figlio, l’avvocato Angelo Cocozza che ha sollevato il caso

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di Daniela  Amatruda
30 marzo 2020
19:46

«Ho appreso da qualche ora che mio padre è risultato negativo al tampone e si sta preparando per essere dimesso». A parlare è l’avvocato Angelo Cocozza, figlio di un paziente ricoverato in una clinica della provincia di Caserta dove si sono registrati casi di Covid 19. Il padre, però, non presentando alcun sintomo, non era stato sottoposto a tampone e, terminata la terapia riabilitativa a cui era sottoposto, era stato dimesso. L’avvocato Cocozza però, per scongiurare ulteriori contagi, non ha accettato le dimissioni senza conoscere l’effettivo stato di salute del padre. 

«Non può escludersi il contagio»

Di fronte al diniego della clinica di effettuare il tampone, l'avv. Cocozza si è rivolto ad un giudice, il quale, richiamando l'articolo 32 della Costituzione ha ordinato alla clinica di «effettuare immediatamente il tampone Covid-19 sul ricorrente» e di trattenerlo all’interno della struttura «per il tempo strettamente necessario ad effettuare il tampone al fine di accertare l'eventuale contagio».


Come spiegato dal giudice, infatti, «non può escludersi il contagio, nonostante la quarantena» e «nel caso specifico si deve tener conto del particolare stato e dell’età vulnerabile del ricorrente, che impone di verificare con immediatezza l'eventuale contagio». 

 

Un precedente giuridico 

Uno dei temi più dibattuti di queste ore è relativo al numero esiguo di tamponi effettuati sui pazienti asintomatici entrati potenzialmente in contatto con soggetti infetti. Questo precedente giuridico, però, potrebbe cambiare, in Italia, il corso degli eventi. «Sono tante le famiglie – ha detto Cocozza – che mi stanno contattando perché sono giustamente ed ovviamente preoccupate per i propri familiari che, senza tampone, stanno per essere dimessi da ospedali e cliniche, potenzialmente contaminati».  

 

Tamponi per sanitari, farmacisti e commessi 

«Bisogna avviare assolutamente una campagna di prevenzione – ha detto ancora l’avvocato Cocozza – per combattere questa grave emergenza che non può che passare dal fare il tampone a quanti più soggetti è possibile, in particolar modo a coloro i quali sono in continuo contatto con il pubblico come personale sanitario, farmacisti e commessi dei market».  

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