Prosegue la quarantena dei 3 diportisti che stavano viaggiando da La Spezia a Trieste quando il sindaco ha imposto l'isolamento. Non hanno sintomi del contagio, ma necessitano di farmaci
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Viveri e farmaci, portati dal Comune, per i tre velisti forzati a rimanere in isolamento nella darsena del porto di Gioia Tauro. Sono fermi da domenica, bloccati dietro un cancello serrato da un lucchetto, e l’assessore comunale Francesca Guerrisi si occupa delle loro esigenze da quando – costretti al riparo per il maltempo – hanno dovuto interrompere il viaggio cominciato a La Spezia in direzione Trieste.
«Siamo partiti che ancora il decreto "Io resto a casa" non c’era – spiega uno di loro – e in ogni porto abbiamo trovato assistenza e ci hanno fatto sempre ripartire». Curioso destino quello dei viaggiatori per mare di regione in regione. A Villa San Giovanni non li vogliono, a Gioia Tauro li bloccano e non li fanno uscire: amaro destino quello di chi viaggia, di regione in regione, attraversando il mare. «Noi non siamo in un viaggio di piacere – spiegano ancora – l’armatore dopo aver comprato la barca in Liguria voleva portarla via mare a casa sua, a Trieste».
Uno di loro ha bisogno di farmaci, e l’assessore spiega: «Ci stiamo facendo carico noi dell’acquisto delle derrate alimentari e dei medicinali». Velisti fortunati, o forse no, ma comunque toscani che non perdono il buon umore e il senso di responsabilità. «Pur sapendo delle difficoltà che stiamo incontrando, rifaremmo il viaggio – rispondono – perché noi siamo velisti, ma certo l’invito che facciamo a tutti è di stare a casa».