L’ordinanza della Regione, che concede ai gestori dei lidi balneari la possibilità di accedervi per rimetterli a nuovo, non basta e non risolve le incognite che vive il settore in vista dell’estate. Di questo sono convinti Francesco e Nunzio Frachea, padre e figlio imprenditori di Gioia Tauro, che nel fare il conto tra gli investimenti da mettere in campo e i dubbi sulle future regole del distanziamento nella fase 2, arrivano a dire: «Non sappiamo se ci converrà riaprire, visto che ad oggi non sappiamo se e quanti ombrelloni potremo sistemare».

Nella città del porto che non si ferma, neanche i Frachea si sono fermati. Nel bar del centro hanno mitigato le attuali chiusure con raro spirito di adattamento. “Le bollette vanno comunque pagate – spiega Nunzio – così abbiamo deciso di produrre ugualmente il gelato per venderlo a domicilio, ma il nostro pensiero rimane il lido”. In effetti, ci sarebbero almeno 5.000 euro da spendere immediatamente per riparare i normali danni causati dall’inverno.

«A questo bisogna aggiungere i costi per mettere in sicurezza il personale - sostiene Francesco – e visto che non sappiamo quanti clienti per volta potremmo accogliere, è forte la tentazione di non riaprire per niente».

Mandare in fumo la stagione, dopo le restrizioni e la crisi di questi mesi, significa far morire una attività che, invece, la Regione dice di voler incentivare assieme a tutta la filiera del turismo.

I Frachea dicono che l’ordinanza regionale non basta «perché – aggiunge Nunzio – avremmo bisogno ora di certezze e informazioni definitive più che altro».


Brutale calendario questo 2020

Non più tardi di due mesi fa, nel loro bar del centro, felicemente ospitavano il premier Conte, in visita in città, e oggi non si rassegnano alle troppe onde anomale di questa pandemia.
«Siamo stati onorati da Conte – conclude Nunzio – e oggi gli chiederei di essere più chiaro, di farci sapere per tempo quel che potremo fare oppure, senza coltivare illusioni, rassegnarci all’idea di non riaprire».