In tempi di emergenza e quarantena chi sta soffrendo di più sono i bambini, soprattutto quelli che non hanno tra le mura domestiche una famiglia unita e un ambiente sereno. Gli avvocati stanno ricevendo molteplici segnalazioni di difficoltà nella gestione dei tempi e contatti fra genitori e figli nelle famiglie separate.

Il parere dell'esperto

A spiegarci quali sono le criticità a cui si va incontro e come è possibile risolvere le conflittualità tra genitori senza trascurare le esigenze del minore, è l’avvocato Pasquale Cananzi specialista in tema di tutela dei minori.

«È difficile gestire queste situazioni: va dato corpo anche in questa attività alla direttiva principale del momento emergenziale, ossia evitare situazioni di contatto sociale che potenzialmente rischiano di amplificare il contagio. Ma il rapporto fra un genitore e suo figlio può essere incluso sic et simpliciter nel “contatto sociale”? Fino a che punto la telefonata, il contatto in video, o l’uso di strumenti di comunicazione in generale, può sostituire il contatto diretto fra l’uno e l’altro?

È evidente quanto conti in una situazione del genere il ruolo dell'avvocato e la sua capacità di mediare fra le opposte posizioni, mettendo sempre al centro l'interesse del minore o, più in generale, dei soggetti fragili (si pensi che c’è chi rinuncia ad andare a trovare i propri cari anziani che vivono da soli per evitare di metterli a rischio!)».

La soluzione non può essere estrema vietando del tutto il rapporto con un genitore poiché scelte di questo tipo avrebbero inevitabili ripercussioni sulla crescita del bambino.

 

«Di certo va fatto un bilanciamento fra i diritti rivendicabili da ognuno (minori in primis ad avere i due genitori, ad esempio) – conferma l’avvocato Cananzi - ed i doveri di tutti, fra i quali vi è certo quello di tutelare la salute dei figli e della collettività alla salute. Un concetto che sembra scontato ma, nella pratica, è spesso difficile consigliare di fare un passo indietro. Tuttavia sono queste situazioni quelle in cui emerge il ruolo di rilievo pubblico e sociale dell'avvocatura nel gestire situazioni del genere. Il bilanciamento degli interessi e la (effettiva) preminente posizione del minore da una parte ed il fattore tempo dall'altra sono i due poli intorno ai quali deve ruotare l’individuazione di equilibrio adeguato alla singola situazione».

 

Supporto ai genitori

In questo momento così particolare il sistema si trova impreparato a fornire risposte adeguate, per questo diventa fondamentale dare un supporto alle famiglie affinché i bambini non paghino il prezzo più alto di situazioni già limite prima della quarantena.

 

«Siamo infatti chiamati ad una delicatissima opera di supporto alla genitorialità (se difensori di uno dei genitori) o di tutela del diritto del minore alla continuità esistenziale (genitori ed affetti inclusi). Se ciò riusciremo a fare e nella misura in cui ci riusciremo, il contendere si sposterà sul livello virtuoso di chi riesce a trovare la soluzione migliore e non di chi, muscolarmente, sarà riuscito a "segnare il territorio". Continuità esistenziale del minore significa, infatti, armonia dei contributi affettivo/educativi di entrambi i genitori per il meglio che possano dare e tenuto conto della particolarità della situazione in cui ci troviamo.

É un salto di qualità quello che va proposto nel rapporto avvocato/cliente e parte/processo. Serve a poco stare appresso allo sbandierare diritti se si perde la visione di insieme delle necessità che la crescita e l'educazione di un essere umano richiedono».

Il ruolo dell’avvocato

Diventa centrale il ruolo di un mediatore nella coppia che, anche con rapporti telefonici non abbandoni ma, invece, tuteli i più piccoli suggerendo percorsi alternativi che non escludano del tutto uno dei genitori.

«In questa ottica, il nostro assoluto e precipuo dovere è informare i nostri clienti (adulti) su cosa siano chiamati a proporre perché i loro figli abbiano garantita la continuità di vita, prima ancora che rivendicare diritti o doveri di chicchessia – spiega Cananzi - Nessuno dei due genitori deve “sparire” dalla vita del figlio, non essendo umanamente richiedibile nemmeno la completa virtualizzazione dei rapporti per lungo tempo, ma spazi e tempi vanno creati ad hoc rispetto alla situazione attuale, magari giocando su aumento dei contatti “video” ma anche sull’accorpamento di tempi per evitare spostamenti continui fra una casa e l’altra.

Non è possibile, tuttavia, dare la “ricetta aurea” del come fare, dovendosi guardare ad ogni singolo caso con attenzione per individuare il sistema che i genitori possono meglio reggere per gestire, appunto, la continuità esistenziale del figlio e non l’ulteriore frammentazione della sua vita già “segmentata” dalla turnazione dei tempi con l'uno e con l’altro».

L’obiettivo

L'obiettivo si ottiene più facilmente restituendo diverso posizionamento all'avvocato ed al "procedere", con il conseguente recupero di spazi operativi fuori e prima dei tribunali: «Così sarà lasciato a giudici e giudizi solo quanto davvero possono decidere – nei casi in cui sia effettivamente imprescindibile e tenuto conto delle concrete opzioni che quella sede offre ai genitori - restituendo agli esseri umani coinvolti nella controversia la libertà di essere tali e di non perdere, perciò, la possibilità di vivere una vita con la V maiuscola secondo gli equilibri che saranno stati in grado di generare», conclude.