«Controlli all’aeroporto di Lamezia? Neppure l’ombra, niente di niente. Né termoscanner, né termometri e neppure questionari. Siamo atterrati, siamo sbarcati e siamo usciti dallo scalo, come in un giorno qualsiasi».
A parlare è uno studente universitario tornato da Milano con un volo delle prime ore del mattino. Come lui tanti altri. A centinaia, a migliaia, a decine di migliaia. Scuole e università hanno chiuso i battenti per l’emergenza Coronavirus, e loro tornano. Non fanno niente di illegale, tornano semplicemente a casa. Non provengono dalle zone di quarantena, almeno si spera. In quel caso si commetterebbe un vero e proprio reato dopo il decreto legge del Governo che ha blindato le zone dei focolai con il divieto di entrare e uscire dai rispettivi territori comunali. Ma si sono comunque messi in viaggio da quel Nord che da 48 ore ha le stimmate della malattia. La stessa cosa sta accadendo in Sicilia e nelle altre regioni del Sud dove alta è l’emigrazione studentesca. Ma se si pensasse che la mancanza di controlli sia un problema tutto nostro, si commetterebbe un errore.

 

Nessun controllo anche a Malpensa

«Anche a Milano, all’aeroporto di Malpensa, sembrava una giornata normale – continua lo studente -, anche lì nessun controllo, neppure della temperatura. Soltanto la solita routine dei controlli di sicurezza effettuati sul bagaglio. Se non fosse stato per un 20 per cento di viaggiatori che indossavano la mascherina sarebbe sembrato un giorno come tanti. Neppure il personale a bordo dell’aereo aveva le mascherine».

 

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Le testimonianze dei lettori

Sono numerosi i lettori che in queste ore stanno evidenziando le maglie larghissime, anzi inesistenti dei controlli.
Uno di loro ci contatta via posta questa mattina: «Sono appena atterrato proveniente da Milano. Di controlli neppure l’odore. È una vergogna».
«Almeno 5 amici dei miei figli tornano oggi da Milano e Padova perché sanno già che le università chiuderanno per diverso tempo - scrive un altro lettore -. Rassegniamoci, arriverà presto anche da noi, il focolaio italiano è troppo esteso per fermarlo».
C’è poi chi denuncia la scarsa attenzione dell’autorità preposte a raccogliere le segnalazioni. «Sono rientrata ieri sera dall'estero senza febbre ma con mal di gola e raffreddore – scrive M.L.G -. Ho telefonato per chiarimenti... ci mancava solo che mi dessero della pazza».
«Appena tornato dal Veneto – rende noto un altro lettore – ho appena chiamato al numero verde, mi hanno grossomodo insultato».

 

Non solo aerei

Eppure, ieri la governatrice Jole Santelli aveva assicurato che i controlli sarebbero stati rafforzati e allargati anche ai voli provenienti dal nord Italia. Ma a quanto pare l’approccio “rock” al governo della Regione è già diventato un lento. Troppo lento per un'emergenza sanitaria.
Il traffico aereo è comunque solo la punta dell’iceberg. Moltissimi, forse la stragrande maggioranza, tornano in autobus (difficile trovare un posto libero) o con mezzi propri, e in questi casi di controlli non c’è neppure l’ipotesi.

 

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I pannicelli caldi dei Comuni

I Comuni calabresi, percepito (finalmente) il clima di forte preoccupazione che serpeggia tra i cittadini stanno emettendo ordinanze che invitano chi torna dalle zone a porsi in quarantena volontaria e ad avvertire le autorità sanitarie locali in caso di sintomi sospetti. Alcuni comuni si rivolgono esplicitamente a chi “proviene dalle aree dei focolai”, aspettandosi invano una sorta di autodenuncia che probabilmente non arriverà mai. Ordinanze come pannicelli caldi che servono a ben poco.
La sensazione, ancora una volta, è che l’Italia si sia fatta cogliere impreparata, con conseguenze che soltanto nei prossimi giorni saranno evidenti.