Caserma di San Ferdinando chiusa per sanificazione, con l'ufficio che funziona solo grazie ad un mezzo parcheggiato all'esterno, e carabinieri posti in quarantena precauzionale per via di un loro collega risultato positivo al Covid; a pochi km di distanza, a Gioia Tauro, stessa emergenza nel commissariato di polizia, operatività tornata normale dopo la scoperta di un altro tampone positivo.

 

Il virus dunque ha colpito anche le forze dell'ordine impegnate nei giorni scorsi per i controlli della zona rossa, attivata dalla Regione nella tendopoli dei migranti, aggiungendo altri casi a quelli di cui già si sapeva, ovvero i 4 operatori infettati per il contatto con i 17 ospiti risultati positivi. Ai due contagiati di polizia e carabinieri si è risaliti grazie alla mappatura dei contatti ordinata a seguito del rilevamento del quarto positivo nelle fila dell'associazione "Guardie ambientali e fanunistiche" - che gestisce la struttura e che con le forze dell'ordine è stata impegnata in prima linea nei giorni caldi della protesta dei migranti -, circostanza che aveva consigliato anche la sanificazione del municipio sanferdinandese e la quarantena fiduciaria del sindaco Andrea Tripodi.

 

Un nuovo elevato tributo quello che stanno pagando le istituzioni che sovrintendono alla zona rossa dei braccianti africani, che nei giorni scorsi avevano inscenato anche forme di protesta eclatanti - per rifiutare la quarantena nello stesso luogo del focolaio avevano dato vita a due sassaiole, ferendo 5 poliziotti - impegnando h24 le forze di polizia, con turni massacranti da spalmare anche per l'altra zona rossa, quella per il vicino campo container di Rosarno, riuscendo a sedare una protesta grazie ad un'opera di mediazione avvenuta in assenza di supporto operativo da parte delle istituzioni sovracomunali come la Regione.

 

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