Dopo la manifestazione delle ultime ore si passa alle vie di fatto e i residenti di Schiavonea danno mandato a un legale
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La vicenda della potabilità dell’acqua nella zona di Schiavonea sfocia nella carta bollata. Dopo la protesta delle ultime ore, questa mattina l’avvocato Simona Sisca, in nome e per conto di alcuni cittadini, ha depositato una denuncia circostanziata alla Procura della Repubblica di Castrovillari chiedendo ai giudici del Pollino di indagare su ipotesi di reato relativamente alla qualità dell’acqua che scorre dai rubinetti delle case dei cittadini di Schiavonea (acqua maleodorante e scura).
Nella denuncia si ripercorrono tutti i passaggi effettuati tra sopralluoghi dei tecnici comunali e la visita in prima persona del sindaco Flavio Stasi il quale pare abbia riferito ai presenti che sarebbero stati effettuati dei campioni. Tutto questo nel luglio scorso. A seguire arrivano i risultati del pozzo di Via Vieste (Schiavonea) dalle cui analisi, si rivela in denuncia, emerge la non potabilità unitamente agli effetti maleodoranti derivanti dalla presenza di acido solfidrico.
«Tutte queste sostanze, quando eccedono, oltre a poter indicare un eventuale inquinamento della falda (o impianto) da attività agricole/industriali o da scarichi fognari, rappresentano di per sé un rischio per la salute.
Nello specifico, concentrazioni di coliformi possono indicare la presenza di patogeni; l'ammonio e il manganese in quantità elevate sono tossiche per l'organismo ed il nitrito è inserito nelle sostanze probabilmente cancerogene (gruppo 2A). È da precisare, anche, che nelle analisi non sono presenti i valori di tanti altri parametri inquadrati a controllo dal D. Lgs 31/2001, quali metalli pesanti ed altre sostanze tossiche come nichel, mercurio, rame, piombo, arsenico, cadmio, cianuro, la cui concentrazione è ancor più essenziale, data la pericolosità degli stessi».
L’esito del laboratorio analisi su incarico dei cittadini
I cittadini nel frattempo provvedono a far analizzare l'acqua a un laboratorio di analisi microbiochimiche dalle cui risultanze si rimarca come «le acque destinate al consumo umano non debbano contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana».
Nel prezioso liquido in sostanza compaiono batteri, metalli, liquame. Dal Comune di Corigliano Rossano il settore Ambiente fa sapere «che per abbattere l’eventuale presenza di coliformi, l’acqua allo stato è trattata con ipoclorito di sodio, un processo molto comune nell'ambito del trattamento delle acque.
Si precisa inoltre che i valori riportati a seguito delle analisi effettuate e diffuse, afferenti ai coliformi, rientrano in un range di incertezza (evidenziato nelle stesse analisi) che varia tra 39 e 65 UFC/100ml. Infine, da analisi prodotte in data successiva, il valore dei coliformi (pari a 5 UFC/100ml) è risultato molto inferiore a quello precedentemente evidenziato.
In ogni caso si specifica come si stia continuando ad intervenire, effettuando verifiche quotidiane, per contenere le problematiche venutesi a creare ed afferenti ai circuiti di distribuzione in alcune zone del borgo marinaro, e che l'Ufficio Ambiente resta a completa disposizione della cittadinanza per chiarimenti o ulteriori verifiche ed interventi. Il 2 settembre scorso, infine, sempre l’ente comunale fa sapere che le zone di Via Cristoforo Colombo, Pola e Vieste e dell’area portuale, sono inibite all’uso dell’acqua se non per uso igienico.
Nella stessa denuncia depositata stamane si rivela anche un vizio di comunicazione affinché tutta la popolazione sapesse e venisse opportunamente informata. «Ad oggi bar, ristoranti e locali pubblici di Corigliano - Rossano continuano ad utilizzare e somministrare acqua contaminata, mancando, appunto, una informazione capillare in grado di spingere residenti ed esercizi commerciali ad adeguarsi all’ordinanza del Comune.