Morì in clinica a Catanzaro, condannati due medici: «Poteva salvarsi»

Antonio Mauro era un vigile del fuoco in pensione e risiedeva a Reggio Calabria. Il decesso a seguito di complicazioni cardiache che, secondo i giudici, potevano essere evitate 

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di Redazione
20 gennaio 2020
17:44
Medico con cartella clinica
Medico con cartella clinica

Due condanne per il decesso di Antonio Mauro, vigili del fuoco in pensione. Il Tribunale di Catanzaro in composizione monocratica ha condannato due cardiologi della clinica Sant'Anna Hospital, Alfonso Sciangula e Fabio Mario Fonti, rispettivamente, a 15 mesi e un anno di reclusione, oltre il pagamento delle spese processuali, nonché il risarcimento del danno cagionato alle costituite parti civili.

Condannati due cardiologi

Riconosciuti colpevoli i due sanitari del decesso dell’uomo, di Reggio Calabria, fatto avvenuto nel luglio del 2011 dopo il ricovero al Sant'Anna per gravi problemi cardiaci. Il giudice ha condannato Sciangula «per condotta negligente ed imprudente - é detto nelle motivazioni della sentenza - per non aver tenuto in debito conto le situazioni di rischio connesse alla salute del paziente, che richiedeva almeno la normale attenzione e la semplice lettura della cartella clinica».


 

Per Fonti, il giudice ha deciso la condanna «per non aver tenuto in debito conto le situazioni di rischio con i connotati di ingravescenza di salute del sig. Mauro, quanto più mirate al versamento cardiaco quale presupposto diretto del rischio da evitare, il tamponamento cardiaco, poi effettivamente verificatosi».

«Condotte colpose da parte dei medici»


Secondo il Tribunale, «le condotte colpose dei sanitari hanno costituito fattore causale determinate della morte di Mauro, la quale avrebbe invece potuto, con sicurezza od assai elevata probabilità, essere evitata con una più attenta presa in carico delle condizioni del paziente come risultanti dalla cartella e dalle sollecitazioni del paziente medesimo e dei suoi familiari e con la tempestiva predisposizione dell'ecocardiogramma e del conseguente drenaggio del liquido, tali da non condurre, con elevato grado di probabilità, all'arresto cardiaco, ai due interventi chirurgici di urgenza ed al conseguente decesso del paziente».

I familiari di Antonio Mauro erano difesi dall'avvocato Natale Polimeni, del Foro di Reggio Calabria.

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