Reggio, la Corte dei conti fa le pulci al Comune: tutti i debiti che conducono al dissesto

Il primo cittadino va a Roma tentando l’ultima carta contro il default e incontrando il sottosegretario Castelli. Nel frattempo i giudici contabili aggravano ancora la posizione di palazzo San Giorgio. Ecco le loro osservazioni

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di Riccardo Tripepi
13 marzo 2019
18:45
Giuseppe Falcomatà
Giuseppe Falcomatà

In riva allo Stretto i conti continuano a non tornare. Il sindaco Giuseppe Falcomatà, che insieme ai tecnici sta valutando la possibilità di portare in Consiglio comunale la delibera per dichiarare il dissesto, ha comunque deciso di effettuare un estremo tentativo per tentare di evitare il peggio.
Nella sua qualità di delegato Anci al Mezzogiorno e alla Coesione territoriale, ha preso parte quest’oggi alla Conferenza Stato - Città e autonomie locali tenutasi a Roma presso il palazzo del Viminale.


Nel corso del suo intervento il primo Cittadino di Reggio Calabria, accompagnato dal vicesindaco della Città Metropolitana Riccardo Mauro, ha avuto modo di rappresentare le diverse criticità derivanti dalla sentenza della Corte costituzionale che ha reso inefficaci le misure introdotte nel 2016, utili a garantire la sostenibilità economica del piano di riequilibrio del Comune di Reggio Calabria, per il ripianamento dei debiti pregressi contratti durante le precedenti gestioni amministrative.



Alla presenza del sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli e del Sottosegretario al Ministero dell’Interno Stefano Candiani, il sindaco ha illustrato i pesantissimi effetti sullo stato di salute finanziaria di decine di città italiane di una sentenza, quella emessa dalla Corte costituzionale lo scorso 14 febbraio, intervenuta in una fase in cui tutti i Comuni italiani erano impegnati alla redazione dei documenti di bilancio previsionale, la cui scadenza è fissata per il prossimo 31 marzo.

 

«Reggio non merita una nuova umiliazione»

«Questa sentenza rischia di mettere in ginocchio il tessuto socioeconomico di tante città italiane - ha spiegato il sindaco nel corso del suo intervento - soprattutto nel centrosud. Nel caso di Reggio Calabria il rischio è quello di una doppia mortificazione. Dopo l’onta di un commissariamento per mafia la nostra città si troverebbe di fronte anche la beffa del dissesto finanziario a causa dell’insostenibilità economica del piano di rientro per il ripianamento dei debiti prodotti in passato. Noi ovviamente non molliamo, difenderò sempre la mia Reggio, la città non merita un’altra umiliazione».
Al termine dell’incontro con i Sottosegretari il sindaco si è detto «soddisfatto dell’impegno assunto dal Governo, ed in particolare dal Sottosegretario Castelli, a mettersi al lavoro fin da subito per evitare che la sentenza produca i suoi effetti determinando il default finanziario per tanti Comuni italiani».


Il tavolo di confronto con il Sottosegretario si quindi è aggiornato a giovedì 21 marzo quando verrà preso in esame, nel dettaglio, il documento illustrativo con le criticità e le ipotesi di soluzione presentato dal sindaco nell’odierno incontro.

 

La situazione contabile di palazzo San Giorgio, però, non si presenta per nulla semplice. I mutui chiesti dal Comune ammontano a circa 300 milioni di euro. In questi sono ricompresi i 187 milioni di “buco” accertati dagli ispettori del Mef prima dello scioglimento del Comune e le somme richieste ai sensi dell’ex dl 35 per pagare i debiti alle imprese. Difficilissimo farvi fronte in 30 anni, come dimostrato dalle condizioni in cui versa il Comune di Reggio attualmente, figuriamoci in 10. Ma il dramma è che non sarebbe 300 la quota del debito del Comune. In questa cifra, ad esempio, non è stato mai inserito il debito per l’idropotabile che ammonta a 79 milioni di euro e tutti gli ulteriori debiti non accertati dopo il commissariamento sui quali più volte ha chiesto lumi la Corte dei Conti.

 

La nuova delibera della corte dei Conti

Non solo. Questa cifra potrebbe essere sottostimata per come sostenuto da una nuova delibera della Corte dei Conti, la n. 33 del 2019, depositata lo scorso 6 marzo. Da tempo i magistrati contabili contestano al Comune di Reggio di aver gonfiato i residui attivi, inserendo al loro interno crediti non più esigibili, mentre i residui passivi sarebbero stati sottostimati. In ordine ai residui attivi, la Corte precisa che: «Il Comune non abbia applicato correttamente le regole contabili ma abbia, di fatto, reimputato i residui a seconda non della loro esigibilità giuridica, ma dei flussi di cassa attesi o auspicati». Per cui ci sarebbe stata una “sovrastima della massa creditoria”.

 

Da oltre un anno, dunque, si cerca di ricostruire la situazione contabile attraverso un’interlocuzione con l’Amministrazione.
«A seguito delle risposte date dal Comune, permanevano in ogni caso dubbi circa alcuni aspetti della gestione 2015 e 2016 e, per logica connessione, della gestione 2017 – si legge nella delibera di qualche giorno fa - In particolare, l’analisi dei residui metteva in evidenza come, soprattutto a partire dal riaccertamento ordinario del 2016, il Comune di Reggio Calabria avesse proceduto a massive cancellazione dei residui passivi a fronte di limitate cancellazioni di quelli attivi; con nota n. 726 del 29.1.2019 venivano quindi chiesti ulteriori chiarimenti onde verificare la corretta esposizione dei vincoli sul risultato di amministrazione al 31.12.2016 e al 31.12.2017. Il Comune veniva invitato a fornire i dovuti riscontri entro il 18.2.2019; tuttavia, nessuna riposta perveniva a tale data».
La Corte, dunque, ripropone una lunghissima serie di richieste istruttorie per provare a ricostruire la situazione contabile del Comune alle quali palazzo San Giorgio dovrà rispondere nelle prossime settimane.
«Ciò premesso, la Sezione necessita di approfondire alcuni aspetti relativi alle risultanze degli esercizi 2015 e 2016 del Comune di Reggio Calabria. Laddove le fattispecie in esame possano avere riflessi sui bilanci successivi all’esercizio 2016, verranno richiesti dati anche relativi agli stessi, fermo restando che il rendiconto 2017 sarà oggetto di specifici approfondimenti nei controlli che la Sezione condurrà in futuro».
Anche perché «Lo stato della documentazione agli atti, nonché le informazioni trasmesse, non permettono di verificare se i vincoli di bilancio al 31.12.2016 (e, per riflesso, al 31.12.2017) siano stati computati correttamente».
La Corte dei Conti punta poi l’indice contro la gestione del contenzioso legale da parte dell’Avvocatura civica. Anche in questo caso mancano gli elementi per valutare gli effetti della cause sul bilancio.


«Appare necessario che il Comune di Reggio Calabria faccia chiarezza sullo stato del proprio contenzioso. È evidente che la ratio del fondo rischi è quella far sì che, in presenza di contenziosi di ingente valore, l'Ente effettui in bilancio congrui accantonamenti necessari ad evitare che gli importi derivanti da sentenze di condanna minino gli equilibri di bilancio. Tali accantonamenti devono, necessariamente, essere già posti in essere nel corso del giudizio di primo grado e, soprattutto, prima della sentenza di condanna la quale, essendo esecutiva, non rientra più tra le fonti delle c.d. passività potenziali, ma tra quelle dei debiti da riconoscere fuori bilancio, in assenza di una specifica copertura finanziaria. Nel caso del Comune di Reggio Calabria, la “mappatura” del contenzioso non solo risulta incompleta – non comprendendo per esempio le cause affidate ai legali esterni – ma neppure tiene conto di eventuali coperture già presenti in bilancio».

 

I magistrati chiedono ulteriori verifiche sulla gestione delle società partecipate e sulla mancata costituzione del fondo perdite.
Infine, sotto la voce “recupero di avanzi di amministrazione”, la Corte fa una sintesi del debito fin qui accertato. E i numeri non sono incoraggianti. «Per chiarezza espositiva si rammenta che il piano di riequilibrio pluriennale include un deficit complessivo che, al 31.12.2013, ammontava a € - 110.918.041. Tale disavanzo doveva originariamente essere recuperato, nel decennio 2014-2023, in n. 10 rate annuali di € 11.091.804,10 (cfr. deliberazione C.S. 17/2013), passate a € 2.538.485,47 annuali, per un arco di tempo trentennale, in virtù della “rimodulazione” avvenuta nel 2017 (deliberazione C.C. 23/2017).
In parallelo, a partire dall’eserczio 2015, l’Ente deve ripianare il c.d. maggiore disavanzo (che è pari complessivamente a € 143.338.307,45) in n. 30 rate annuali da € 4.777.943,58. Con l’avvento della contabilità armonizzata, all’1.1.2015 il Comune ha conseguito un risultato di amministrazione pari a € -230.584.675,54”.
Cifra alla quale andrebbero aggiunti i debiti nei confronti della Regione, l’esposizione debitoria dell’idropotabile e tutte le voci indicate dai magistrati contabili nelle richieste di chiarimento. Per evitare il dissesto, insomma, sembra che stavolta ci sia bisogno di un miracolo


Riccardo Tripepi

Giornalista
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