Si è conclusa con la richiesta di condanna a 21 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Zangari, 47 anni di Spadola, accusato del delitto del commercialista Bruno Lacaria, 52enne suo amico e concittadino, la requisitoria del pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti. Il processo si sta svolgendo dinanzi al gup del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena pari ad un terzo. Dopo il pm hanno discusso le parti civili, ovvero gli avvocati Serravalle, Mercurio e Barbara che rappresentano i familiari della vittima.

 

E' quindi iniziata la discussione dell'avvocato Enzo Galeota, difensore dell'imputato, che ha cercato di ridimensionare le accuse. Il 30 gennaio si proseguirà quindi con la discussione dell'avvocato Giancarlo Pittelli, oggi sostituito in udienza dall'avvocato Michele Ciconte.

 

Omicidio e false dichiarazioni al pubblico ministero le accuse contestate all’imputato giudicato allo “stato degli atti”. Secondo gli inquirenti il tentativo di suicidio con un pesticida sarebbe stato messo in atto dal commerciante Giuseppe Zangari per allontanare da sé stesso i sospetti per la scomparsa di Bruno Lacaria. Un delitto, allo stato, senza premeditazione. La svolta nelle indagini si è avuta dalle dichiarazioni dello stesso Zangari che si è autoaccusato dell’omicidio, conducendo sul posto i carabinieri per il ritrovamento del cadavere. Secondo il racconto di Zangari, sarebbe stato il commercialista Bruno Lacaria a chiedergli di arrivare in auto nel bosco dove è stato poi compiuto il delitto. Zangari ha riferito di aver colpito la vittima con un bastone dopo una lite. Bastone che non è stato però ritrovato.

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Lacaria era scomparso da Spadola l’8 febbraio dello scorso anno. Zangari si era poi presentato ai militari dell’Arma spontaneamente, chiedendo subito un colloquio riservato con il maresciallo Massimiliano Staglianò, alla guida del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Serra. A lui, ed al maresciallo Tommaso Casella, Giuseppe Zangari ha confessato i primi particolari sul delitto di Bruno Lacaria ottenendo successivamente la presenza del pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, per la prosecuzione del suo racconto. E’ stato proprio il sostituto procuratore di Vibo ad ottenere da Zangari l’esatta indicazione del luogo in cui aveva gettato il cadavere di Bruno Lacaria, un bosco al confine fra i territori comunali di Brognaturo e Cardinale, fra le province di Vibo e Catanzaro. La stessa boscaglia dove è stato compiuto il delitto.