Ancora disagi per centinaia di persone che nel corso della mattinata si sono affollate davanti al presidio che eroga medicinali salvavita ai malati affetti da gravi patologie. La rabbia e l’esasperazione degli utenti
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Sembra che per la Farmacia territoriale di Vibo al peggio non ci sia mai fine. Quella di oggi è stata un’altra giornata di disagi indicibili per centinaia di persone che nel corso della mattinata si sono affollate davanti alla sede della struttura pubblica gestita dall’Asp, che (dovrebbe) erogare farmaci salvavita a tutta una serie di pazienti affetti da patologie gravi e spesso croniche. Una situazione che, nonostante le proteste, gli articoli di stampa e i reiterati appelli al governatore Roberto Occhiuto, non fa registrare alcun miglioramento. Anzi, toccato il fondo si continua a scavare verso gli inferi di un servizio pubblico che non accenna a migliorare. E oggi si è “scavato” parecchio, con file interminabili e utenti portati all’esasperazione. «Aspetto da 4 ore, dalle 8 di stamattina – racconta un utente in fila -, fino a poco tempo fa potevamo prenotare, anche se il servizio non è mai stato efficiente. Dal primo gennaio, invece, dobbiamo fare la fila e attendere il nostro turno e spesso capita di sentirci dire che il nostro farmaco non è disponibile…».
«Io vengo qui per mia mamma disabile – dice un’altra persona che centimetro dopo centimetro viaggia verso lo sportello della Farmacia territoriale -. Sono arrivata questa mattina presto, sapevo che avrei dovuto attendere molto, ma è quasi l’una e davanti a me ci sono ancora altre 90 persone. Mi chiedo il perché di questa disorganizzazione».
«Mai visto uno schifo del genere», incalza un’altra utente. «Anch’io sono malconcia», le fa eco un altro “dannato” in fila, che dal 2008 raggiunge con regolarità alla farmacia territoriale: «Sono arrivata alle 9. 10 devo prendere le medicine per mio marito, ma ho subito un intervento alla colonna vertebrale per una compressione midollare. Ho cento persone davanti a me e non riesco a stare in piedi. Non c’è una sedia. Non c’è un bagno». Continua a leggere sul Vibonese.it