È stata depositata la motivazione della sentenza che ha prosciolto uno dei medici dell'ospedale di Cosenza accusato di falso per aver annotato nella cartella clinica della piccola Cloe Grano - la bambina di 5 mesi morta nell'aprile 2014 nell'ospedale Santobono a Napoli dove era stata trasferita da quello di Cosenza dopo alcuni giorni di ricovero - l'avvenuta effettuazione di esame ecografico, di cui non è mai stata trovata traccia.

 

Il giudice di Cosenza ha contestualmente disposto la trasmissione degli atti al pm affinché vagli la posizione di un altro medico che, secondo quanto emerso dal dibattimento, in realtà effettuò l'ecografia. Il sanitario, ricordano gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza che assistono i genitori della piccola nei procedimenti aperti a Cosenza, «sentito in sede di indagini del procedimento principale, aveva sempre negato di aver effettuato l'esame strumentale sulla piccola Cloe, ma, stando alla sentenza, viene clamorosamente smentito sia dalla collega imputata in questo processo, sia da due infermiere che sono state sentite dinanzi al giudice. Una di esse - è scritto nella decisione del giudice - dichiarò infatti che il dottore in questione "eseguì l'ecoaddome", ma che "non essendo l'immagine molto chiara, si decise di condurre la piccola al piano di sotto per eseguire la Tac"; in tale sede il medico "avendo il radiologo scorto qualcosa che avrebbe astrattamente richiesto un possibile intervento chirurgico, invitava il collega a non annotare/refertare nulla", perché "la piccola versava in condizioni cliniche estremamente critiche e pertanto nessuno voleva assumersi la responsabilità di intervenire su di lei».

 

«È arrivata finalmente una decisione - affermano i legali - che, ci si auspica, costituirà il primo passo per arrivare alla verità sulla morte della piccola Cloe. Si sono acquisiti elementi fondamentali, di una gravità inaudita, che restituiscono non solo un quadro di malasanità, che apre a nuovi scenari ed a nuove condotte che impongono senz'altro rigorosi approfondimenti in ogni sede. È per questo che Dino Grano, che da anni sta combattendo la sua battaglia perché sia data giustizia a sua figlia, ha formalizzato esposti, anche in sede ministeriale, affinché siano chiarite definitivamente le responsabilità che hanno portato alla sua morte» (Ansa).