VIDEO | Il Comune ha attivato una collaborazione con una camiceria locale che dona i sistemi protettivi. Il sindaco spiega: «Nella fase 2 avremo bisogno ancora di più delle altre istituzioni»
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Seimila mascherine distribuite dal Comune, dall’inizio dell’emergenza ad oggi, grazie alla attivazione di una rete solidale consistita anche nella riconversione produttiva del piccolo artigianato locale. Numeri e senso di una protezione di massa, promossa dall’amministrazione comunale di Cittanova che ha coinvolto diverse aziende, tra cui la camiceria dei fratelli Tranfo, impresa che risulta tra le 55 del settore a cui l’istituto superiore di sanità ha riconosciuto la validità del prodotto emergenziale.
«Abbiamo potuto superare i test – afferma Rosario Tranfo – reperendo materiale adatto, senza cioè limitarci a utilizzare tessuti che avevamo nel laboratorio». Numeri alti per una comunità di 10.000 abitanti, che ha fatto una distribuzione a tappeto grazie alla donazione e ad altre che verranno. «Non ci siamo fermati a questo – spiega il sindaco Francesco Cosentino – perché abbiamo attivato un conto corrente, dove sono state fatte delle donazioni per integrare sia i nostri buoni spesa, sia la somma di 11.000 euro che il Comune ha trasferito all’Asp per l’acquisto di un respiratore da utilizzare nell’ospedale di Polistena».
L’ente ha allertato anche un pool di psicologi che rispondono al telefono, all’insegna di nuove reti solidali creative, nell’ambito del segretariato sociale «che – prosegue il sindaco – è stato fondamentale per l’aiuto dato ai bisognosi di una comunità che ha ritrovato l’energia sia per contrastare il contagio sia per far sentire meno sole le persone».
Anche su come coniugare spirito comunitario e legalità, qui hanno le idee chiare. «Nell’autocertificazione per i buoni spesa – conferma Cosentino – abbiamo imposto un tipo di timbro anticontraffazione, ma abbiamo anche aderito all’appello dell’Anci per cui trasmetteremo a prefettura e forze dell’ordine gli elenchi dei beneficiari».
Il sindaco è già proiettato verso la fase 2, quella che comporterà una convivenza con il rischio contagio, a misure restrittive calate. «Ci sarà bisogno di confermare il senso di solidarietà che abbiamo fin qui sperimentato – conclude – ma avremo bisogno di tutta l’assistenza necessaria da parte delle autorità».