L’esame in Tribunale a Vibo del principale teste dell’accusa. Emersa la necessità di visionare in aula le videoriprese che costituiscono una delle prove principali
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Sarà necessaria la visione in aula delle videoriprese effettuate dalla Guardia di finanza nel cimitero di Tropea per poter proseguire l’esame del maresciallo della Gdf Marcello Amico. Dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Giulia Conti, l’esame del principale teste della pubblica accusa – rappresentata dal pm Concettina Iannazzo – si è infatti fermato dinanzi alla necessità di dover visionare in aula i filmati che costituiscono la prova principale dei reati contestati ai due imputati: Francesco Trecate (di 65 anni, custode del cimitero di Tropea e dipendente comunale, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e Salvatore Trecate, di 41 anni (figlio di Francesco), assistito anche lui dall’avvocato Di Renzo.
La deposizione odierna del teste Amico è stata tuttavia utile per far comprendere sia la genesi dell’inchiesta sul “Cimitero degli orrori”, sia le molteplici violazioni rispetto al regolamento di polizia mortuaria commesse all’interno del cimitero di Tropea.
«Le videoriprese – ha spiegato in aula il maresciallo Amico – hanno permesso di individuare all’interno del cimitero Francesco Trecate e il figlio Salvatore, poi da noi Guardia di Finanza riconosciuti anche fotograficamente. Dalle indagini è chiaramente emerso che il regolamento mortuario è stato disatteso in tutto e per tutto in quanto durante le estumulazioni – tutte non autorizzate – non era presente alcun medico legale, né personale specializzato per la raccolta delle ossa. In un’occasione le videoriprese – ha continuato il teste dell’accusa – hanno persino immortalato Franco Trecate mentre sollevava il cadavere di una donna, una signora che presentava ancora la pelle. Le salme dei defunti sono state sezionate e i resti gettati nei rifiuti. Quando i loculi con le salme venivano aperti, le videoriprese hanno immortalato i due Trecate insieme a Roberto Contartese. Abbiamo assistito ad una distruzione spudorata delle salme anche in presenza di alcuni muratori. Anzi, nel caso della salma della donna con ancora la pelle addosso – ha dichiarato in aula il maresciallo Amico – Franco Trecate ha preso con la mano la testa della signora defunta per mostrarla ad uno dei muratori. La distruzione delle salme avveniva in area cimiteriale e i resti venivano riposti nei sacchi della spazzatura».
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