Restano tutti in carcere gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Vibo Valentia e della Guardia di finanza che ha portato alla scoperta del “cimitero degli orrori” a Tropea. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha infatti rigettato i ricorsi degli indagati: Francesco Trecate, 62 anni, custode del cimitero di Tropea e dipendente comunale, difeso dagli avvocati Sandro D’Agostino e Giuseppe Di Renzo; Salvatore Trecate, 38 anni (figlio di Francesco), assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, mentre Roberto Contartese, 53 anni, è difeso dall’avvocato Francesco Muscia e Francesco Arena. Il Tdl ha quindi confermato l’ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, che ha posto un primo punto fermo sull’indagine che mira a fare luce sullo scandalo della distruzione dei cadaveri all’interno del cimitero di Tropea. 

«Scene raccapriccianti» aveva scritto il gip, con la distruzione e soppressione dei cadaveri e la violazione dei sepolcri. In alcune occasioni, la Guardia di Finanza è riuscita a filmare la frantumazione delle bare con un’ascia e un piccone, in altri casi la frantumazione dei cadaveri a mani nude e poi con l’uso di seghe e coltelli, con successivo incenerimento dei resti posti in alcuni secchi neri. I cadaveri sarebbero stati spogliati, sezionati e in un caso il capo del defunto è stato mozzato «e mostrato a mo' di trofeo». Il giorno successivo alla carbonizzazione di una salma con liquido infiammabile, è stata accertato che il loculo è stato utilizzato per seppellire una nuova salma. In altro caso, un professionista di Tropea (l’avvocato Giuseppe Bordino) non ha più trovato la tomba del nonno, rinvenendo il loculo vuoto e dove le indagini hanno permesso di accertare che era stata poi sepolta la moglie dell’indagato Contartese. Il testimone di giustizia, Pietro Di Costa, ha quindi denunciato la sparizione delle salme nel cimitero di Tropea e la pretesa di denaro da parte del custode cimiteriale, Francesco Trecate, per procedere alla tumulazione delle salme. Lo stesso Francesco Trecate che nel settembre scorso ha ricevuto – insieme ad altri tropeani – una pubblica benemerenza dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, per “abnegazione al lavoro”. Arrestato Francesco Trecate che è lo zio paterno dell’assessore comunale Greta Trecate, mentre Salvatore Trecate è cugino dello stesso assessore.

Le tombe violate di defunti con nome e cognome sono almeno tre, mentre i cadaveri – o parti di essi – distrutti ed appartenenti a soggetti ancora da identificare sono almeno sette in un arco temporale ricompreso fra il 18 novembre scorso ed il 22 gennaio.
Estumulazioni e tumulazioni totalmente illecite, dunque, con un’attività criminale che veniva svolta da tempo, almeno dal luglio del 2019 secondo la Guardia di Finanza e la Procura di Vibo Valentia. A Tropea e dintorni, a quanto pare, erano in molti a sapere, ma nessuno – sino ai mesi scorsi – ha avuto la forza di denunciare. Le indagini hanno appurato che Salvatore Trecate – figlio del custode Francesco Trecate – veniva impiegato costantemente all’interno del cimitero di Tropea pur non essendo legato da alcun rapporto con il Comune.
Numerose sono le lapidi distrutte, mentre da altra lapide è stata staccata la foto dei defunti e si è proceduto ad un’illecita estumulazione di due coniugi per poi distruggerne i resti dandoli alle fiamme. Secondo la denuncia dell’avvocato Bordino, inoltre, lo stesso si sarebbe recato per ben due volte dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, per informarlo di quanto accadeva nel cimitero.

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