Ci sono profughi e profughi. Ci sono quelli che scappano dalle bombe e quelli che scappano dalle sanzioni economiche. Quelli che temono di prendere un proiettile in fronte e quelli che guardano sgomenti gli indici di borsa e i titoli di giornale che riportano i provvedimenti di sequestro dei loro beni.
Ci sono le famiglie ucraine divise, lacerate, senza più lacrime. E ci sono quelli che definiamo “oligarchi russi”. Wikipedia ha per loro proprio una voce a parte: “Sono magnati degli affari delle ex repubbliche sovietiche che hanno rapidamente accumulato eccezionali ricchezze durante l'era della privatizzazione russa in seguito allo scioglimento dell'Unione Sovietica negli anni '90”.

A prescindere da come ci siano arrivati, oggi il termine oligarchi russi indica persone (famiglie) ricchissime, oltre ogni immaginazione. Gente capace di avere in tasca le chiavi di barche da mezzo miliardo di euro. Come il Sailing Yacht y A, la barca a vela privata più grande del mondo, la cui proprietà è riconducibile all’imprenditore russo Andrey Igorevich Melnichenko, un oligarca russo, appunto.

Nell’estate scorsa fece capolino anche in Calabria, al largo di Vibo Marina, con i suoi 3 alberi,143 metri di lunghezza e 25 di larghezza. Un sogno futuristico che ha pure una porzione di chiglia in vetro, per ammirare i fondali sui quali scivola. E poi eliporto, piscina e tutto l’ambaradan di ordinanza. Due giorni fa, il 12 marzo, la bagnarola di lusso è stata sequestrata nel porto di Trieste in seguito alle sanzioni europee contro i fiancheggiatori del leader del Cremlino.

Ecco perché, anche i famosi oligarchi russi oggi stanno “fuggendo”, ma a differenza degli ucraini costretti a mettere la propria vita in un trolley e trascinarlo nei crateri che butterano le strade delle loro città bombardate, loro, i ricconi legati a doppio filo con Putin, scappano a Dubai. Prendono suite da 5mila euro a notte in un albergo a 7 (dicasi sette) stelle e sospirano sulla follia della guerra. Maledetta guerra, che blocca le carte da credito e li caccia da Garmisch. Anche se consolarsi, con qualche miliardo di euro/dollari nascosto da qualche parte, è decisamente più facile. Profughi (si fa per dire) anche loro, costretti a rintanarsi in qualche torre dorata con vista sul Golfo Persico. Aveva ragione Einstein, tutto è relativo.

LEGGI ANCHE

Diario di guerra Quel bimbo in fuga con guanti e cappello che nessun genitore gli può sistemare

Diario di guerra Putin ha già perso anche se sta vincendo: chi si fiderà più del Cremlino dopo il conflitto?

Diario di guerra Dal Papeete all’Ucraina: la parabola politica di Salvini precipita nell’incoerenza anti-Putin

Diario di guerra Claudio Bisio guida la resistenza contro l’invasore: in Ucraina è successo davvero

Diario di guerra Si spara sui civili in fuga: il massacro di Odessa 80 anni fa non ha insegnato nulla

Diario di guerra Impotenti ma superiori: la follia del conflitto in Ucraina conferma il primato della democrazia

Diario di guerra La morte in Ucraina ha i capelli rosa della piccola Polina: con i bambini muore anche la speranza

Diario di guerra Mosca apre corridoi umanitari, ma non è una buona notizia: l’apocalisse ucraina è più vicina

Diario di guerra Siamo disposti a morire per l’Ucraina? Ecco la domanda a cui non vogliamo rispondere