Possibile fare visita ai “congiunti”: ma che significa? Ecco cosa dice la legge

Il nuovo decreto del presidente del Consiglio in materia di contenimento della pandemia ha suscitato numerosi dubbi. Nella definizione potrebbero rientrare anche i fidanzati

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di E. D. G.
27 aprile 2020
14:31

La definizione di “congiunti” è diventata trend topic ed è in cima alle parole più ricercate in queste ore su Google. Insomma, tutti a chiedersi cosa avrà voluto intendere il premier Conte quando, ieri sera, nell’illustrare la fase 2, ha detto che sarà possibile andare a fare visita ai propri congiunti.

 


La questione verrà sicuramente (almeno ci si augura) risolta a monte con un’interpretazione autentica del nuovo Dpcm fatta direttamente dal Governo. Intanto, però, il quesito scuote il web. A quanto pare, infatti, l’ordinamento italiano non definisce in maniera netta ed univoca cosa significhi “congiunto”, venendo usato più spesso il termine “parente” o parole specifiche come “coniuge”, “figlio”, “genitore”.

 

L’unica norma che sembra offrire una spiegazione esaustiva è l’art. 307, quarto comma, del Codice penale, che parla di “prossimi congiunti” specificando che “agli effetti della legge penale, s’intendono per i prossimi congiunti gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti: nondimeno, nella denominazione di prossimi congiunti, non si comprendono gli affini, allorché sia morto il coniuge e non vi sia prole”.

 

Problema risolto? Per nulla, perché la Corte di Cassazione, in una sentenza del 2014, analizzando un caso specifico, ha ammesso il risarcimento a favore della fidanzata della vittima, ritenendo che in presenza di un legame affettivo, si possa “prescindere dall’esistenza di rapporti di parentela o affinità giuridicamente rilevanti come tali”.

 

In teoria, dunque, anche il partner al quale non si è legati da un vincolo riconosciuto dalla legge, potrebbe rientrare nella previsione dell’ultimo Dpcm che detta le regole in materia di mobilità sul territorio nazionale per arginare la pandemia da coronavirus.
Dubbi che potranno e dovranno essere sciolti dal Governo. Ma in fretta. Perché il caos e l’incertezza non aiutano affatto il rispetto delle regole.

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