Dottoressa uccisa a Cetraro, sentenza rinviata: nuova perizia per l'ex cognato

I nuovi periti dovranno stabilire se l'ex infermiere dell'ospedale Iannelli al momento del delitto era capace di intendere e di volere

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di Francesca  Lagatta
17 aprile 2019
10:50
La vittima, Annalisa Giordanelli, e l’omicida, Paolo Di Profio
La vittima, Annalisa Giordanelli, e l’omicida, Paolo Di Profio

L'attesa sentenza dei giudici della Corte d'Appello di Catanzaro nei confronti di Paolo di Profio, reo confesso dell'omicidio dell'ex cognata, è stata rinviata al 9 maggio 2019. I giudici, inoltre, hanno nominato due nuovi periti, Rolando Paterniti e Caterina Tanini, affinché effettuino una ulteriore perizia psichiatrica sull'uomo. L'ex infermiere, che fino al giorno del delitto prestava servizio all'ospedale di Cetraro, in primo grado è stato condannato a 30 anni di carcere per l'omicidio del medico Annalisa Giordanelli, avvenuto a gennaio del 2016. La donna è stata finita a colpi di sprangate mentre faceva jogging in un'area periferica della cittadina altotirrenica.

Massacrata per vendetta

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Di Profio ha ucciso la sorella della ex moglie perché la riteneva responsabile della fine del suo matrimonio. La Giordanelli sarebbe stata "colpevole" di aver appoggiato la decisione della sorella, quella di divorziare dall'uomo che ogni giorno di più stava minando la serenità famigliare. Non solo, tra le motivazioni che avrebbero scatenato nell'uomo la furia omicida, ci sarebbe il fatto che, dopo la separazione, i suoi figli erano spesso a casa della vittima, la loro zia, e ciò potrebbe essere stato interpretato dall'omicida come una minaccia per il rapporto con la prole.


Una nuova perizia psichiatrica

La Corte che si è riunita ieri in camera di consiglio a Catanzaro ha deciso di predisporre una nuova perizia psichiatrica prima di pronunciarsi. Con una confessione arrivata a poche ore dall'omicidio e ribadita in aula nel corso del primo processo, la consistenza della condanna è basata tutta sulla eventuale volontarietà del reato. In un primo momento il reo confesso aveva detto di aver agito sotto l'effetto di alcool e droghe, ma le perizie avevano escluso qualsivoglia tipo di intossicazione legata e sostanze alteranti o stupefacenti. Di contro, avevano effettivamente riscontrato una patologia psichiatrica, che tuttavia «non avrebbe inciso sulla capacità di autodeterminarsi al momento del delitto». Pertanto, i nuovi periti avranno il preciso compito di stabilire l'entità della patologia, per chiarire se Di Profio abbia ucciso la ex cognata per lucida o inconsapevole follia.

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