Sono 42 le persone chiamate dalla Corte dei Conti di Catanzaro a fornire spiegazioni circa la contestazione di un danno erariale per oltre 5 milioni di euro, derivante da irregolarità negli affidamenti per la gestione dei centri di accoglienza dei migranti nella Regione Calabria, per il periodo aprile 2011/dicembre 2012.

Le notifiche sono state eseguite a carico di un ex dirigente del Settore Protezione Civile della Regione Calabria, nominato soggetto attuatore (persona delegata per la gestione di dell’emergenza), Salvatore Mazzeo, e di 14 amministratori di enti locali, tra ex sindaci ed ex componenti delle Giunte comunali dei Comuni di Acquaformosa, Riace e Caulonia. Si tratta Domenico Lucano, sindaco di Riace, Antonio Rullo, assessore di Riace, Giovanni Nisticò, assessore di Riace, Giuseppe Gervasi, assessore di Riace, Maria Immacolata Cesare, assessore di Riace, Giovanni Manoccio, sindaco di Acquaformosa, Gennaro Capparelli, assessore di Acquaformosa, Pasquale Fragale, assessore di Acquaformosa, Ilario Ammedolia, sindaco di Caulonia, Angelo Ilario Di Masi, assessore di Caulonia, Francesco Cagliuso, assessore di Caulonia, Antonio Cavallo, assessore di Caulonia, Domenico Lia, assessore di Caulonia, Giovanni Riccio, assessore di Caulonia

Coinvolte anche 27 persone che tra il 2011 e il 2011 rappresentavano le società cooperative coinvolte aventi sede in provincia di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria.

Le indagini

Le investigazioni – coordinate dal vice procuratore generale della Corte dei Corti di Catanzaro, Giovanni Di Pietro, e condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia Paola e della Tenenza Amantea – hanno posto in evidenza gravi irregolarità che hanno determinato un ingiustificato arricchimento dei beneficiari delle risorse pubbliche, atteso che il soggetto attuatore averebbe mantenuto una condotta dolosamente preordinata a favorire i soggetti affidatari, affidando il servizio di gestione dei centri di accoglienza a favore di società cooperative e consorzi costituiti in data successiva alla presentazione delle offerte; avrebbe concesso affidamenti a strutture prive di esperienza nel settore, pur se richiesta dalle norme di regolamentazione al momento della sottoscrizione della convenzione, e/o che addirittura non avevano ancora la disponibilità di immobili nei quali allocare i migranti; avrebbe eseguito la liquidazione di corrispettivi palesemente sovrastimati rispetto alla ricettività formale risultante dagli accertamenti svolti, riconoscendo ai soggetti affidatari un compenso per posti convenzionati ma non occupati (nel corso delle indagini sono anche state rinvenute fatture afferenti all’occupazione di posti in realtà inesistenti); attraverso accordi intercorsi con le società affidatarie, ha favorito alcune strutture, concordando la possibilità di riconoscere alle stesse, senza alcuna motivazione a supporto della scelta, il corrispettivo giornaliero massimo per ogni singolo migrante; avrebbe concesso affidamenti ad Enti locali, come nel caso del Comune di Riace, senza che lo stesso avessero presentato alcuna offerta, ricevendo compensi senza emettere fatture o documenti equipollenti.