VIDEO | Poche le denunce presentate alle forze dell'ordine. L'operazione dei carabinieri ha interessato il villaggio rom di Via degli Stadi. Mediamente sparivano cinque auto al giorno per un giro d’affari di diverse migliaia di euro
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Le vittime del cavallo di ritorno preferivano pagare per riavere indietro l’auto piuttosto che rivolgersi alle forze dell’ordine. E’ uno degli elementi che emerge dall’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza e condotta dai carabinieri, che ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari, una delle quali emessa nei confronti di un minorenne. Nel mirino il villaggio rom di Via degli Stadi, interessato dalle prime luci dell’alba, da una intensa attività di controllo da parte dei militari.
Sparivano 5 auto al giorno
Le cifre richieste dai malviventi per restituire ai legittimi proprietari i veicoli rubati, variavano in base alla cilindrata ed al modello, arrivando a superare anche quota mille euro in caso di automobili di pregio. Numerosi gli scambi documentati durante le indagini. Non di rado poi, le stesse vittime dei furti cercavano di utilizzare canali privilegiati, tramite amici e conoscenti, per entrare in contatto con le famiglie del villaggio rom per chiedere la restituzione dell’auto a condizioni meno vessatorie. Mediamente sparivano cinque auto al giorno per un giro d’affari di diverse migliaia di euro.
Un modus operandi consolidato
L’indagine, condotta dal mese di novembre 2017dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rende – unitamente a quelli del Nucleo Investigativo di Cosenza e della Stazione Carabinieri di Montalto Uffugo - scaturisce da una seria recrudescenza del fenomeno dei furti di veicoli rilevato nell’area urbana di Cosenza e Rende e nella zona valliva di Montalto Uffugo (molti dei quali rinvenuti pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto). Nel corso dei complessi approfondimenti investigativi sono stati acquisiti elementi utili a delineare uno strutturato gruppo criminale, composto in gran parte da soggetti di etnia “rom”, i quali, secondo un consolidato modus operandi: trafugati i veicoli (in particolar modo Fiat Panda, Punto, Grande Punto, 500 e Lancia Y), contattavano i proprietari degli stessi, attraverso cabine telefoniche pubbliche, al fine di imporre loro, nell’ambito di mirati incontri presso il c.d. “Villaggio degli Zingari” di Cosenza, la corresponsione di somme di denaro per la restituzione. Solo all’atto della riscossione del provento dell’estorsione (variabile da 300 a 1.500 €), indicavano ai proprietari dei mezzi il luogo ove avrebbero potuto rinvenirli.
Quando non cedevano all'estorsione
Allorquando le vittime non aderivano alle richieste estorsive, provvedevano a “cannibalizzare” le autovetture, traendo illeciti guadagni dalla cessione quali pezzi di ricambio delle diverse parti smontate. Gli inquirenti hanno documentato le responsabilità degli indagati in ordine a 52 furti di autovetture, seguiti da altrettanti episodi di estorsione, raccogliendo, in ultimo, anche le dichiarazioni delle vittime (48 persone ascoltate), la maggior parte delle quali ha collaborato con i militari operanti nell’identificazione.
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