L'aveva raggiunta sul posto di lavoro e l'aveva strangolata fin quasi a soffocarla. È così finito in carcere S. F., 39enne di Catanzaro nei confronti dei quali il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal sostituto procuratore di Catanzaro, Graziella Viscomi, ed eseguita da personale del commissariato di polizia di Catanzaro Lido.  

L'aggressione

La misura scaturisce dalla denuncia presentata, in data 12 agosto 2020, dalla ex compagna, la quale raccontava di un’aggressione avvenuta il giorno precedente. Il 39enne l’aveva raggiunta sul luogo di lavoro e l’aveva strangolata fin quasi a soffocarla se non fosse intervenuto il datore di lavoro della ragazza, che costringeva l’uomo a mollare la presa.

 

A seguito di tale episodio, la donna ricorreva alle cure del pronto soccorso con una prognosi di sette giorni.

Le minacce 

Nella serata dello stesso giorno, però il 39enne, accompagnato dal proprio zio e dal proprio cugino, si presentava presso un locale pubblico, gestito dal fratello della ragazza e tutti e tre lo aggredivano fisicamente costringendolo a ricorrere alle cure del pronto soccorso che refertava un trauma cranico con una prognosi di 7 giorni.

 

In questa occasione, era intervenuta anche una volante che riportava la calma e denunciava i tre soggetti per il reato di lesioni personali aggravate in concorso.

La relazione interrotta

In sede di denuncia, la parte offesa raccontava di aver intrattenuto una relazione con S.F. durata quasi 20 anni, dalla quale è nato un bambino, e di essersi lasciata da circa un anno.

 

Da quel momento, per la donna, sono cominciati i problemi, in quanto S.F. non ha accettato la situazione ed ha iniziato a perseguitarla con numerosi messaggi ingiuriosi, ma soprattutto minacciosi. Inoltre, l’uomo controllava gli spostamenti e i contatti della donna, monitorava il suo telefono cellulare ed il suo computer e faceva installare un registratore nella sua abitazione.

 

I comportamenti più gravi consistevano in messaggi contenenti minacce di morte nei confronti di lei e dei suoi familiari, nei quali S.F. dimostrava anche insofferenza e noncuranza nei confronti delle autorità. Tali atteggiamenti aggressivi e sopraffattori nei confronti della donna sfociavano nelle due aggressioni.