«I pettegolezzi di corridoio ci dicono che, negli ambienti degli inquirenti, non ci sia una forte convinzione nella problematica psichiatrica così marcata da poter sostenere l'incapacità di intendere e di volere». A dirlo è l'avvocato Roberto Laghi difensore del trentaduenne Paolo Emilio Sisci che ieri ha ucciso la madre sessantacinquenne, Filomena Silvestri, nel loro appartamento di Castrovillari.

«Noi allo stato - aggiunge il legale - non abbiamo avuto ancora accesso, per come peraltro sarà nostro diritto, alle dichiarazioni rese sia nella forma di interrogatorio, sia nella forma di spontanee dichiarazioni dal nostro assistito. Allo stato sembrerebbe che ancora non sia stata fissato l'esame autoptico. L'autopsia, pur essendo evidente la causa della morte della povera madre, sarà molto importante per capire questa sorta di automatismo, questo elevato numero di fendenti dati. Quanti colpi sono? Quali parti vitali hanno attinto? Perché già questa geografia della lesività potrebbe essa stessa dare uno spaccato sulla situazione psicologica, psichiatrica di questo giovane che ha creato un problema così enorme».

L'avvocato difensore di Sisci non ritiene molto importante l'eventuale confessione. «Ritengo che non sia molto importante o meno un'eventuale confessione, c'è - sottolinea - una situazione di flagranza o di quasi flagranza per cui l'ipotesi della attribuibilità al giovane dell'omicidio della madre mi sembra appunto, allo stato, sia fuori discussione. C'è da chiarire che l'incapacità di intendere e di volere, al momento dell'atto, potrebbe escludere la punibilità, ma poi ci sarebbe un problema di misura di sicurezza eventualmente da scontare, l'altro problema, ben significativo, è la semi infermità che vale come una sorta di attenuante che, allo stato, rimane tutta da dimostrare e da capirne il peso sotto il profilo del bilanciamento tra aggravanti e attenuanti. Ovviamente la famiglia Sisci è completamente distrutta. E' in una situazione di sgomento totale perché si tratta di una tragedia immensa e, soprattutto, perché si sono aperte le porte del carcere per un congiunto»

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