Inattivato, dopo tre anni dall'inaugurazione, il servizio di assistenza intensiva per la salute mentale. Celle sature e detenuti con problemi psichici in isolamento
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Sono trascorsi quasi tre anni dall’inaugurazione del servizio multiprofessionale integrato di assistenza sanitaria intensiva all’interno dell’istituto penitenziario di Catanzaro. Una struttura che rappresenta una assoluta peculiarità nel panorama italiano con servizi specialistici, palestre mediche e piscina sanitaria per idrochinesiterapia riabilitativa, sezioni per la tutela della salute mentale. «È veramente incomprensibile la clamorosa mancanza di risposte in termini di adattamento degli organici dopo gli investimenti per adeguare la struttura». Così esordisce il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Salvatore Paradiso.
Servizi a singhiozzo
Secondo quanto riferito dal segretario regionale, «le sezioni Atsm, articolazioni attivate dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, oramai funzionano da diverso tempo a singhiozzo. Nonostante prevedano la presenza costante di specialisti in psichiatria e atteso peraltro che all’interno del reparto vi siano allocati detenuti con disagi psichiatrici, tale figura in diversi e pregnanti momenti della giornata è solo una chimera».
Personale insufficiente
Si tratta di sezioni di diretta responsabilità di personale riconducibile all’area psichiatrica, destinate al trattamento sanitario di detenuti, in via definitiva o cautelare, che versino in una condizione di infermità o minorazione psichica, non compatibile con la detenzione in sezioni ordinarie. Ma anche le altre figure professionali risultano in numero insufficiente: infermieri, dottori, operatori sociosanitari. «Non si può lasciare un reparto del genere, in cui vengono assegnati detenuti pericolosi, a forte connotazione psichiatrica, da tutti gli istituti d’Italia sulle spalle dei soli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria» spiega ancora il sindacalista. «La circostanza che non vi sia continuità con il servizio psichiatrico rende addirittura vana la ratio dell’art 27 della Costituzione».
Istituto ingestibile
Ma a rendere oramai impossibile la vivibilità nell’istituto più grande della Calabria è anche la drammatica situazione detentiva. «Nonostante a più riprese sia stata rappresentata ai vari livelli la situazione pericolosa in cui versa l’istituto, nessuna risposta di rilievo è pervenuta. L’istituto è diventato ingestibile non solo per la tipologia dei detenuti – pericolosi, violenti, con problematiche psichiatriche, autolesivi – che trovano anche eccezionalmente ospitalità ma per la circostanza che la quasi totalità di questi sia oramai allocata nel settore isolamento, rendendolo saturo e senza lasciare margini di intervento per altre situazione pericolose che purtroppo si verificano quotidianamente».
«Chi ha il dovere di non sottovalutare tale inverosimile situazione di pericolosità - conclude Salvatore Paradiso - spesso, sembra inerte e tale stato di inattività peraltro va a creare un cortocircuito con le disposizioni del capo del Dap che prevede il trasferimento immediato di alcune tipologie di detenuti. In particolar modo coloro i quali si caratterizzano per comportamenti violenti».