Capizzaglie: duro attacco a don Panizza e alla stampa

Tre presunte associazioni del quartiere, l’associazione la Primavera di Capizzaglie, il Comitato San Giovanni Quartiere Capizzaglie e il Comitato Madonna Delle Grazie Capizzaglie che respingono le accuse di razzismo paventate dalla stampa
di Redazione
27 agosto 2015
14:43

La lunga e tragica telenovela innescata da una manifestazione razzista nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme, conseguente alla notizia bufala di una presunta aggressione ai danni di un anziano del quartiere ad opera di alcuni extracomunitari, continua. A riprendere la polemica, dopo le prese di posizioni di Casapound e di movimenti legati a Salvini, tre presunte associazioni del quartiere, l’associazione la Primavera di Capizzaglie, il Comitato San Giovanni Quartiere Capizzaglie e il Comitato Madonna Delle Grazie Capizzaglie che respingono le accuse di razzismo paventate dalla stampa. Nel mirino dei fantomatici esponenti di queste associazioni, i cronisti che hanno dato spazio alla vicenda e in particolare il TG2 che aveva fatto un speciale, il direttore della nostra testata Lacnws24.it, Pasquale Motta, il quale sull’episodio aveva scritto un editoriale e, ovviamente, don Giacomo Panizza, il “prete coraggio” che da anni fa accoglienza e recupero nella città di Lamezia Terme. I toni usati nel comunicato da parte degli esponenti di queste associazioni, sono al limite della minaccia, in particolare nei confronti di don Giacomo, il quale, viene accusato di speculare sugli emigranti: “Un prete che nessuno conosce perché mai visto nè fisicamente tra la gente, né spiritualmente, e né mai si è distinto per opere di qualsiasi genere per il Quartiere. La verità è proprio questa se si gira in lungo e in largo, nel Quartiere, nessuno conosce il “prete coraggio”, che evidentemente è troppo impegnato nella sua opera quotidiana, di business per la cooperativa, con i migranti. Ricordiamo gli ingenti finanziamenti Ministeriali, si pensi al progetto SPRAR per un importo di 369.000,00 euro, non da meno la solita cooperativa, risulta anche nell’ ATI per la gestione dei tre parchi urbani,con oltre 400.000 euro.”

Un attacco ingeneroso a tratti vergognoso, nei confronti di un sacerdote da sempre impegnato non solo nell’accoglienza, ma anche nel recupero di tanti giovani a rischio. Il delirante comunicato nella sua versione integrale dei fantomatici esponenti delle associazioni del quartiere, è stato pubblicato sulla testata on-line “Lamezia Oggi” diretta dal collega Giuseppe Natrella e poi ripreso in forma più sintetica nella pagina di Lamezia della Gazzetta del Sud, un comunicato così pesante nel merito e nella forma, dal quale, la stessa testata on-line ha ritenuto prendere le distanze in coda all’articolo. I virtuosi cittadini “modello” di Capizzaglie, infatti, recitano il ruolo delle vittime dei giornalisti e di un “prete speculatore” che, a parer loro non conoscono il territorio: “Il Quartiere Capizzaglie non è razzista,-scrivono- perché mai ha manifestato tali e preoccupanti sintomi. Infatti, mai si sono verificate azioni d’intolleranza verso le cooperative presenti nel Quartiere. Ci sono lametini onesti, che con quotidiani sacrifici sostengono il proprio gruppo familiare. Qui, ci alziamo alle cinque del mattino per andare a lavoro e sempre qui i giovani li trovi al bar e non ad insultare i coetanei di colore. E’ semplice formulare giudizi quando giungi da Roma o da Brescia e non conosci la realtà locale.” Insomma secondo gli esponenti delle associazioni estensori del comunicato stampa, “Tutto va ben, madama la marchesa”, mentre i cattivi sono coloro che hanno preso posizione, dato conto o commentato, uno degli episodi più indegni della storia di Lamezia Terme. Una ricostruzione, quella descritta dal comunicato di associazioni intestate a santi come San Giovanni e Madonna delle Grazie che rappresenta una provocazione e un insulto a quelle associazioni cattoliche che, ogni giorni fanno accoglienza nel nome della Carità e della Misericordia di cui parla Papa Francesco. Forse, le associazioni in questione, sono sigle inventate per rappresentare impropriamente il “popolo lametino” che nessuno ha mai offeso, certo è che, chi dovrebbe vergognarsi sono coloro che si sono fatti strumentalizzare da quei movimenti xnofobi e razzisti che da anni sono presenti in città e che, mossi dalla vendetta sommaria per un’aggressione inesistente hanno indicato subito come “colpevoli” i migranti accolti nella comunità gestita dalla Progetto Sud. I minori di Lunarossa, in pratica, accusati e processati in base a una notizia dichiaratamente falsa, assediando lo stabile di “Pensieri e parole” con una manifestazione razzista e xenofoba che è durata fino a sera, quando un gruppo di attivisti di Casapound improvvisa cori con unico refrain: “I centri d’accoglienza non li vogliamo. Sicurezza per i cittadini, i soldi degli immigrati ai lametini”. I sottoscrittori del comunicato delle “associazioni di Capizzaglie” dunque, oggi, ancor più di ieri, hanno qualcosa da cui vergognarsi e cioè, di non aver avuto la dignità e l’onestà di chiedere scusa, alla città, ai migranti, a don Giacomo Panizza. Vergognarsi di non aver profferito parola quando il quartiere del quale oggi vorrebbero difendere legalità e onore, è lo stesso dove per anni hanno dominato incontrastate le più potenti cosche ‘ndranghetiste attive sul territorio e, per fortuna, recentemente sgominate dall’azione congiunta di magistrati e forze dell’ordine. Capizzaglie è anche il rione dove è stato confiscato uno stabile a tre piani ad una delle tante famiglie appartenenti alla criminalità organizzata. L’immobile è stato assegnato alla comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, che l’ha trasformato in presidio di legalità e di diritti. “Pensieri e parole”, questo il nome dato alla casa confiscata, è oggi sede di diversi sodalizi impegnati nel sociale, tra cui anche la comunità per minori stranieri non accompagnati “Lunarossa”.


La redazione di Lacnws24.it, ancora una volta, è solidale con il lavoro e l’impegno del sacerdote don Giacomo Panizza, più volte minacciato e intimidito. Auspichiamo, dunque, che tutte le istituzioni vigilino affinché le attività di don Giacomo Panizza siano tutelate non solo dalle intimidazioni materiali ma anche dalle intimidazioni verbali come quelle contenute nel comunicato a firma di associazioni di cui non si conosce la finalità sociale. 

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