Dopo gli esiti dell'autopsia sul corpo del soggetto attuatore per il risanamento dell'Asp di Reggio Calabria, la Procura esclude l'ipotesi di avvelenamento
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L'ex capo del settore contabile dell'Asp di Reggio Calabria Consolato Campolo non è stato avvelenato. Le cause della morte «sono ascrivibili ad un infarto miocardico acuto. Gli esami tossicologici hanno escluso eventuali tracce o altri elementi che possano far ritenere l'intervento di fattori esogeni nel determinismo causale della morte stessa».
Con queste motivazioni, nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sul decesso, avvenuto il 26 settembre 2018, del soggetto attuatore per il risanamento dell'Azienda sanitaria provinciale. Nella richiesta, firmata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Paolo Petrolo, quindi, si esclude l'ipotesi dell'avvelenamento.
«Dal riscontro anatomo-patologico», piuttosto, è emerso un quadro di «coronaropatia definito evidente e severo» che non ha lasciato scampo a Consolato Campolo, «affetto da cardiopatia ateromasica ed ischemica cronica». «Alla luce delle risultanze degli accertamenti tecnici in ordine alla causa della morte, - scrivono infine i pm - anche la circostanza riferita in querela in ordine alla telefonata ricevuta in data 26 settembre 2018 in cui si sentiva una marcia funebre non assume alcuna valenza penalmente rilevante e non può certamente essere messa in relazione ad una responsabilità di terzi soggetti nella morte» dell'esperto contabile.