La Calabria, terra bella e maledetta. Macchiata di sangue anche a Natale

In meno di 48 ore cinque omicidi e una lunga scia di morte e dolore che feriscono ancora una regione già profondamente scossa che invoca il coraggio di tutti per essere riscattata

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di Manuela Serra
24 dicembre 2018
18:57

Una terra bella. Bellissima. Ma martoriata. Macchiata. Macchiata di sangue anche a Natale. Una scia che si allunga inesorabilmente, che non conosce pietà, che non conosce tregua in una terra che racconta una storia fatta di lacrime e dolore. Il dolore di un’intera comunità che piange ogni giorno le vittime di una regione che non riesce ad uscire dal baratro, che uccide, che semina morte, che lascia a terra morti ammazzati. Per vendetta, per odio, per soldi. Come se la vita umana valesse meno di zero.

E così, in meno di 48 ore, può succedere che padre e figlio siano uccisi a fucilate di rientro dal lavoro, che una coppia sia freddata solo perché c’è qualcuno che non accetta la fine di una relazione, che non ha scrupoli a sparare in una caotica domenica che anticipa il Natale quando nell’aria risuonano le canzoni di festa e c’è chi è a caccia dell’ultimo regalo. Può succedere che una donna sia scaraventata giù dal quarto piano. Sì, può capitare anche questo. O può capitare che per una mamma oggi non sia Natale, che sia l’ennesimo giorno di lutto. Una mamma che vive nella speranza di trovare sotto l’albero un unico, grande, regalo: il sorriso di un figlio. Un figlio che non può piangere neppure al cimitero. Un figlio perso, la cui esistenza è stata spazzata via da qualcuno che semplicemente ha deciso che doveva andare così.


In questo modo, ogni giorno, inesorabilmente, la rosa perde uno dei suoi petali. Senza vergogna, senza timore, senza morale, si continua ad impoverire e affondare una terra che si prostituisce a passerelle politiche di chi promette da tempo, da troppo tempo, un futuro diverso a chi piange per inerzia, a chi ogni giorno è tristemente abituato a leggere sui nostri giornali pagine che raccontano storie di ordinaria violenza criminale che si scontrano con mentalità troppo spesso chiuse, forse per paura o forse per rassegnazione. La soluzione? La soluzione non esiste, ricette non ce ne sono. Bisogna restare umani e combattere nell’intimo del quotidiano dove la voglia di mollare e scappare è più di una tentazione e far di nuovo tornare a battere il cuore di questa terra addormentata in un “sonno che genera mostri”.

Giornalista
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