Ancora un primato allarmante, ancora una maglia nera da cedere appena possibile. La Calabria è la prima regione del Paese per infiltrazione della criminalità organizzata nell'economia legale. E', insomma, la più vulnerabile all'inserimento di forme di criminalità all'interno di settori legati all'imprenditoria. A dirlo è Crime&tech, uno spin-off dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che trasforma l'attività scientifica di Transcrime, il centro di ricerca di criminologia dell'ateneo lombardo, in una piattaforma ad uso e consumo di aziende ed enti pubblici. Lavorando su alcuni parametri, incrociandoli con altri indicatori, l'università ha messo a punto una vera e propria mappa del Paese, a disposizione di tutti coloro che vogliano investire ed avere un'idea della permeabilità dei territori. Se la Calabria domina il Paese tenendosi stretto un primato decisamente negativo, nel nord Italia è Imperia la vittima privilegiata. I settori più a rischio sono il settore dello smaltimento dei rifiuti, il settore commerciale con particolare riferimento agli alimentari. Uno studio utile quello elaborato dallo spin off milanese che si va ad incastrare con la quarta direttiva Ue antiriciclaggio che prevede che siano sempre più coinvolti nelle attività preventive banche e altri soggetti come notai, commercialisti, agenzie immobiliari, che devono effettuare una valutazione del rischio dei propri clienti.

Del resto negli ultimi 30 anni le aziende confiscate in via definitiva alla criminalità organizzata mafiosa in Italia sono state più di 2.000, quasi 200 i Comuni e le Pubbliche amministrazioni sciolti per infiltrazione mafiosa.

 

Tiziana Bagnato