Dati shock nell’audizione della società che gestisce il depuratore consortile in Commissione parlamentare sui rifiuti: «Le industrie scaricano senza controllo». Poi il racconto della Iam si interrompe: «C’è un indagine in corso…»
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«Si confermano le criticità che derivano dal fiume Budello, che è una fogna a cielo aperto, in cui viene convogliata ogni sorta di rifiuto». L’allarme risuona in una sede istituzionale di altissimo livello come la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e riguarda Gioia Tauro. Il fiume separa l’area del porto dalla marina e, stando alle frasi pronunciate davanti a senatori e deputati, le sue condizioni sarebbero pessime.
È il 3 aprile 2025: parla Michele Moscariello, responsabile per la prevenzione dell’inquinamento di Iam spa, azienda che gestisce il depuratore consortile del centro della Piana. Riferisce dei monitoraggi («che eseguiamo per il secondo anno consecutivo») e spiega che «nell’area ci sono industrie agrumarie che scaricano cubettato, rifiuti non sottoposti a nessun trattamento o acque di vegetazione». Le acque del corso d’acqua, dunque, sono sottoposte a un carico pesante.
Gli 83mila metri cubi di catrame arrivati nel depuratore. «C’è un indagine»
Il tecnico va avanti e racconta un episodio che risale a due anni fa, quando la Iam «si è ritrovata a gestire una situazione estremamente grave, di proporzioni immani». È successo quando «sono stati riversati nella rete fognaria del collettore all'impianto, 83mila metri cubi di catrame! Catrame! Noi siamo riusciti, ovviamente, a intercettare, per le peculiari caratteristiche di questi prodotti...». Il climax viene interrotto sul più bello. A stoppare tutto interviene infatti Alessandro Polizzotto, presidente di Iam spa e protagonista principale dell’audizione: «Michele, siccome c’è un’indagine in corso, a un certo punto forse questa parte la dovremmo secretare». Non serve, perché il discorso sul punto si interrompa.
In effetti il filone d’indagine della Commissione in cui è inserita l’audizione riguarda il monitoraggio degli appalti in Sicilia ma la digressione in terra calabra è necessaria (oltre che portatrice di dati inediti e per certi versi scioccanti).
I reflui da Puglia, Sicilia e Molise nel depuratore di Gioia Tauro
Iam gestisce il depuratore consortile di Gioia Tauro, crocevia dell’area industriale che ha clienti in tutto il Sud: a parte la Calabria, arrivano reflui da Puglia, Sicilia e Molise. Polizzotto riepiloga le percentuali: «Per la Calabria siamo a oltre il 36 per cento, per la Puglia al 34 per cento e per la Sicilia al 30 per cento. Con il Molise abbiamo un nuovo rapporto di natura contrattuale, che abbiamo avviato a fine 2024 e che stiamo continuando a trattare anche nel 2025».
Il passaggio sul fiume Budello arriva quando i parlamentari chiedono conto delle verifiche sugli scarichi dell’impianto. Lo scarico è autorizzato a una lunghezza di 105 metri e di 10 metri di profondità. Questa distanza non troppo elevata consente di avere «in uscita dall’impianto – continua Moscariello –, con un monitoraggio giornaliero, valori che ci danno concentrazioni residuali di sostanze organiche e inorganiche». I controlli effettuati da Iam avvengono «in corrispondenza del punto di uscita delle condotta a mare e di alcuni altri punti». Alcuni sono più distanti dal refluo proveniente dal depuratore della Iam, l’altro è quello in corrispondenza del fiume Budello, il corso d’acqua appesantito dai rifiuti. Per i tecnici è «una fogna a cielo aperto».