Il tribunale del Riesame di Perugia ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata lo scorso 30 marzo a Roberto Lo Giudice, accusato di omicidio volontario, occultamento o soppressione di cadavere per la morte della moglie Barbara Corvi, scomparsa il 27 ottobre 2009 da Amelia. L'uomo ha già lasciato il carcere di Terni dove era detenuto.

I giudici hanno accolto l'istanza della difesa dell'indagato nell'udienza che si è svolta martedì. Alla richiesta si era opposto il procuratore di Terni, Alberto Liguori, che coordina le indagini dei carabinieri. Le motivazioni della decisione verranno depositate entro 45 giorni.

I difensori avevano incentrato il loro ricorso sull'insussistenza dei gravi indizi di Roberto Lo Giudice. In una lunga memoria illustrata per cinque ore davanti al Riesame, gli avvocati Cristiano Conte e Giorgio Colangeli hanno contestato la ricostruzione accusatoria.

«Gli elementi vecchi e nuovi raccolti dagli inquirenti non chiudono il cerchio», ha detto all'Ansa l'avvocato Conte. Il legale ha quindi ricordato che sulla scomparsa di Barbara Corvi ci fu una prima indagine a carico di ignoti archiviata nel 2015.

«C'è stato poi un secondo blocco - ha aggiunto - dopo le rivelazioni di Antonino Lo Giudice, pentito di 'ndrangheta e uno degli 11 fratelli del nostro assistito che però da anni non ha rapporti con la famiglia. Questi ha sostenuto di avere chiesto, dieci anni prima, al fratello se c’entrasse con la scomparsa della moglie e questo gli avrebbe fatto capire di sì con un cenno del capo. Ma Antonino Lo Giudice venne sentito dall'allora procuratore di Reggio Calabria un anno dopo la scomparsa della donna e disse di non sapere nulla. Con la nostra memoria riteniamo di avere demolito le accuse di Antonino Lo Giudice e quanto riferito agli inquirenti da altri due collaboratori di giustizia».