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Banca Nuova più che la grande Banca del sud , lo slogan con il quale era nata, si è trasformata in una palude per i piccoli azionisti del mezzogiorno, tra questi, anche una nutrita pattuglia di azionisti calabresi che, quasi tutti, ci hanno rimesso centinaia di migliaia di euro investendo nelle azioni di una banca che, avrebbe dovuto sollevare le sorti economiche della piccola e media impresa calabrese e, invece, ha finito quasi per affossarla. Abbiamo sentito alcuni di questi azionisti, i quali, ovviamente non vogliono essere citati e che, sostanzialmente, ci hanno confermato le motivazioni per le quali i vertici di Banca Nuova, da settembre risultano indagati dalla procura della Repubblica di Vicenza, sede, della banca popolare di Vicenza, maggiore azionista della Banca Nuova che, ha invece sede legale a Palermo. I reati ipotizzati dalla Procura vicentina sono aggiotaggio e ostacolo alle funzioni dell'autorità di vigilanza. A essere chiamati in causa alcuni esponenti di vertice del gruppo Banca popolare di Vicenza. Per questo, gli inquirenti avevano delegato la guardia di finanza ad eseguire una serie di perquisizioni nei confronti delle persone sottoposte ad indagine e di altri non indagati. Le fiamme gialle hanno svolto verifiche anche sul presidente dell'istituto di credito, Giovanni Zonin, e sull'ex direttore generale dell'istituto Samuele Sorato. A seguire le indagini il pm Luigi Salvadori e il procuratore capo Antonino Cappelleri. Le perquisizioni disposte dall'autorità giudiziaria riguardarono oltre alla sede amministrativa e legale di Vicenza dell'istituto di credito anche gli uffici direzionali di Milano, Roma e Palermo.
OPERAZIONE SALVATAGGIO DEGLI AMICI
Per capire da dove nascono i guai del management di Banca Nuova e banca popolare di Vicenza, bisogna fare un salto indietro, quando cioè, la Banca, ha dovuto affrontare lo snodo della necessità di trasformarsi in Spa, dopo il decreto sulle popolari varato dal governo Renzi. Il taglio del valore delle azioni da 62,5 a 48 euro, che ha fatto infuriare molti azionisti, il rosso da oltre 1 miliardo di euro registrato nel primo semestre del 2015 e la necessità, dopo un'ispezione della Bce, di iscrivere a riserva indisponibile 611,6 milioni di euro perché erano stati erogati ai soci finanziamenti per 974,9 milioni per acquistare o sottoscrivere azioni. Tutto questo quadro di difficoltà però, non è stato gestito in un quadro equilibrato da parte dei vertici dell’istituto finanziario, perché come rivela una inchiesta pubblicata in questi giorni dal settimanale L’Espresso, prima della crisi, la Banca ha trovato il tempo per salvaguardare i grandi investitori a scapito dei piccoli azionisti, tra i quali come dicevamo prima, molti investitori calabresi. Scrive e non a torto il giornalista de L’Espresso, Vittorio Malagatti: “Nella storiaccia della popolare di Vicenza, tra buchi in bilancio, manager sotto inchiesta e prestiti di favore agli amici degli amici, c'è chi brinda al lieto fine. Una pattuglia di soci, nomi importanti, investitori milionari, sono riusciti a disfarsi del loro pacchetto di azioni poco prima che la banca presieduta da Gianni Zonin si avvitasse in una spirale di perdite e polemiche”. Insomma un bel gruppetto di furbi, quasi tutti settentrionali sono riusciti ad afferrare il malloppo poco prima che la cassa facesse boom! Difficile che tutto ciò, possa essere avvenuto per virtù dello “Spirito Santo” e non invece per mano di coloro che, in possesso delle informazioni necessarie a prevedere quanto stava per accadere, hanno pensato bene di salvaguardare investimenti e patrimoni dei veri padroni dell’istituto di credito. Sembrano davvero molto lontani i tempi, quando l’istituto di credito, si proponeva l’obiettivo di “salvare” il sud dalla restringimento o dalla scomparsa del credito al sistema della piccola e media impresa meridionale e calabrese. In realtà questo nobile obiettivo, Banca Nuova, lo aveva nel suo glossario di slogan utile alla promozione della banca al fine di rastrellare clienti e investitori e, a giudicare sia dall’indagine in corso, e ripreso dal settimanale L’Espresso, il rastrellamento degli azionisti sarebbe avvenuto con metodi ed escamotage, poco ma molto poco ortodossi. Azioni della banca acquistate tramite finanziamenti, per 975 milioni di euro, erogati agli azionisti dallo stesso istituto di credito, in misura tale da costituire violazione delle norme del diritto bancario: è questo il filone principale dell'inchiesta della magistratura sulla Banca Popolare di Vicenza (117mila soci), che fa seguito ad un'ispezione compiuta dalla Bce. La banca avrebbe, dunque, finanziato - secondo l'ipotesi investigativa - un quarto del suo stesso capitale azionario (circa 4 miliardi di euro), superando i limiti consentiti. L'indagine della magistratura riguarda anche una sovrastima del prezzo delle azioni della Banca, che ha determinato numerose proteste degli azionisti, e che nell'ultima semestrale, avrebbe indotto i vertici a svalutare i crediti considerati deteriorati. Un metodo quello ipotizzato dalla Magistratura, che a noi di Lacnews24, ha confermato una delle vittime del raggiro, un imprenditore calabrese, al quale in cambio della concessione di un fido di 400 mila euro per l’azienda, gli ne furono chiesti 100 mila in acquisto di azioni della banca. Insomma una richiesta prendere o lasciare che, nel caso avesse scelto di lasciare, all’imprenditore sarebbe costata la rinuncia ad una importante linea di credito in un momento nel quale, il credito in Calabria, era completamente scomparso. «Le banche non sono tutte uguali – sosteneva Francesco Mangione, presidente di Spi Finestre, nel gennaio del 2014, azienda calabrese specializzata nella costruzione di serramenti – Un paio di banche emiliano-romagnole sono quasi scappate mentre Banca Nuova ne ha approfittato, come anche Mps». Parole profetiche quelle di Mangione, Banca Nuova ne ha approfittato, eccome se ne ha approfittato, e gli investitori calabresi ne sanno qualcosa. Beffati almeno 3 volte, la prima quando sono stati obbligati a sottoscrivere azioni, la seconda quando sono stati costretti ad ingoiare la perdita del loro investimento con la svalutazione e la terza quando hanno saputo che i grandi pescecani del nord hanno salvato i loro investimenti a differenze dei calabresi. Nomi del livello di Stefanel, Renzo Rosso, la banca romana IBL, la holding NEVADA sono usciti completamente indenni. I piccoli invece, oltre a rimanere intrappolati e subire le perdite della svalutazione delle azioni da 62,5 euro a 48 euro, almeno da quanto si è potuto leggere dall’inchiesta pubblicata dall’Espresso, hanno appreso che i pescecani, nel liberarsi delle loro azioni in tempo, ci hanno pure guadagnato, incassando, dalle azioni acquistate pro tempore al prezzo di 53,4 euro, il prezzo di 62,5 euro ciascuna. “A dicembre del 2014 le azioni della Popolare di Vicenza vengono quindi cedute per 7,2 milioni di euro. Chi ha comprato? La risposta, anche in questo caso, la si trova nei documenti contabili, le ha ricomprate la banca stessa, molto probabilmente attingendo ad un apposito fondo accantonato a riserva”. Scrive ancora l’Espresso. Insomma alchimie finanziarie sopra alchimie finanziarie che, l’inchiesta dell’Espresso ha snocciolato e svelato pezzo su pezzo. Comunque la si giri, dunque, un dato è certo in questa storia, c’è qualcuno che ha truffato e qualcun altro, invece, che è rimasto fregato e ciò, al di la di come finirà la vicenda giudiziaria.
BANCA NUOVA IN CALABRIA E NEL SUD
In Calabria Banca Nuova è presente con 6 filiali a Cosenza, 5 a Reggio Calabria, 4 a Catanzaro, e una a Vibo Valentia, per un totale di 16 filiali. Il vero cuore di Banca Nuova è comunque in Sicilia, dove si concentrano i maggiori timori. Banca Nuova dopo l’inchiesta ha varato anche un nuovo piano industriale che prevede una radicale soppressione di filiali e ciò potrebbe mettere in discussione anche i relativi posti di lavoro. Zonin & Co. allora decisero creare Banca Nuova che, nell’arco di qualche anno e attraverso la fusione con la Banca del Popolo di Trapani, è diventata un punto di riferimento per l’imprenditoria siciliana. Si rileva, inoltre, che un ridimensionamento delle filiali e degli organici in Sicilia rischierebbe di far venire meno il legame con il territorio sbandierato fin dalla nascita di Banca Nuova da parte degli amministratori e tutt’ora presente sul sito bancanuova.it: Banca Nuova, con circa 100 sportelli presenti principalmente in Sicilia e Calabria. Una realtà bancaria che si era presentata come tra le più importanti e dinamiche del Sud Italia. Dice Giuliano Xausa, segretario nazionale della maggiore organizzazione del settore credito: “Ribadiamo la nostra ferma contrarietà al piano di riduzione dei costi presentato dal gruppo banca Popolare di Vicenza, che impatta pesantemente sui lavoratori, con i 575 esuberi dichiarati dall’azienda. Ancora una volta si utilizza la trita ricetta dei tagli al personale per rimediare agli errori di gestione di taluni manager, sui quali ci auguriamo faccia al più presto chiarezza la magistratura”. Nella trattativa che a breve partirà con l’azienda, -sosteneva un mese fa Xausa- chiederemo il rispetto e la piena tutela dei lavoratori e anche degli azionisti”
BANCA NUOVA E GIANNI ZONIN
Banca Popolare di Vicenza e Gianni Zonin sono un binomio dal lontano 1996, quando il capo dell'omonima casa vinicola ha preso il timone dell'istituto di credito vicentino nella veste di presidente. Zonin si è definito un viticultore «prestato alla finanza». A un buon prezzo però, perché al Sole 24 Ore risulta che in primavera un Cda di Bpvi abbia portato il suo compenso totale a superare il milione e mezzo, cifra che la banca vicentina si è rifiutata di confermare o smentire. Ma Zonin non è l'unico professionista con un piede nelle aziende del gruppo vinicolo che porta il suo nome e un altro nella Popolare di Vicenza. Al contrario, l'elenco è lungo. C'è Giovani Zamberlan, dello studio di dottori commercialisti Simonetti Zamberlan, che è simultaneamente presidente del collegio sindacale di Bpvi e sindaco di Acta, società controllata dalla famiglia Zonin. Sempre dello stesso prestigioso studio vicentino c'è poi Marco Poggi, presidente del collegio sindacale di Bpvi Multicredito e sindaco supplente di Acta, Feudo Principi Butera e Fattoria Palagio (sempre della famiglia Zonin). Paolo Zanconato, dello studio Zanconato Dalla Monta, è invece sindaco di Bpvi e di Monforte 19 (immobiliare della Bpvi) e amministratore delegato di Acta e presidente del collegio sindacale di Fattoria il Palagio. Giacomo Cavalieri, dello studio Adacta, dopo essere stato sindaco di Bpvi fino a quest'anno, è ora presidente di Immobiliare Stampa Spa (del gruppo Bpvi) e presidente del collegio sindacale di Tenuta Rocca di Montemassi (gruppo Zonin). Sempre dello studio Adacta è Luigi De Anna, sindaco supplente di Banca Nuova (controllata siciliana di Bpvi) e di Mobiliare Montebello (della famiglia Zonin). Mentre Giovanni Sandrini è sindaco supplente di Banca Nuova e amministratore unico di Amministrazione Aziende Agricole Srl, società di Silvana Zuffelato, moglie di Zonin. Una coincidenza di interessi tra la banca e il gruppo vinicolo Zonin c'è anche sul fronte della proiezione all'estero. Tra le banche territoriali italiane la Popolare di Vicenza ha infatti il record di uffici di rappresentanza all'estero: ben sei, a Shanghai, Nuova Delhi, Hong Kong, Mosca, San Paolo e New York, dove la banca occupa l'intero trentacinquesimo piano di un palazzo storico di Madison Avenue. Tutti mercati di grande importanza anche per la Casa Vinicola Zonin (solo quello americano rappresenta quasi un terzo del fatturato).