«Questa legge renderà la Calabria ancora più povera, dove i diritti saranno sempre meno tutelati e garantiti». Ne è convinto il vicepresidente per l'Italia meridionale della Conferenza Episcopale Italiana monsignor Francesco Savino, ospite a Locri di un incontro pubblico promosso dal tribunale per i diritti del malato sul tema dell’autonomia differenziata.

«Appena fu presentato il ddl Calderoli subito dopo averlo studiato con costituzionalisti, sono stato subito disponibile al confronto esprimendo la mia preoccupazione – ha detto il vescovo – E sono preoccupato per diverse ragioni, perché questa legge aumenterà le diseguaglianze, ci saranno meno opportunità e l’Italia rischia di diventare un far west con una mancanza di giustizia sostanziale». Secondo Savino «non ci sarà il fondo di perequazione e niente copertura economica per i livelli essenziali delle prestazioni». Quindi un appello rivolto ai cittadini: «Calabresi, ribellatevi secondo le logiche della non violenza. Alle elezioni europee votate con intelligenza e responsabilità, lo chiedo come pastore. La Calabria merita molto di più, abbiamo mille potenzialità ma abbiamo bisogno di altra politica».

A puntare il dito contro gli effetti dell’autonomia differenziata sulla sanità è stato il presidente del tribunale per i diritti del malato e del cittadino Pino Mammoliti. «Parlarne diventa fondamentale perché è materia poco conosciuta e inesplorata dalla gente comune – ha rimarcato il penalista locrese - è una riforma che dovrebbe dividere l’Italia e spezzare le reni alla Calabria, ma soprattutto andrà a radere al suolo quelle che sono già le condizioni basilari molti fragili dei cittadini della Locride. Il nostro desiderio di bloccare la riforma Calderoni nasce da una questione di sopravvivenza e di legittima difesa sociale».