Limbadi, comunità sotto shock dopo l'attentato. E il sindaco difende l’immagine del paese - VIDEO

A ventiquattrore di distanza dall’autobomba che ha ucciso Matteo Vinci e ferito gravemente il padre nel piccolo centro in provincia vibonese si respira paura e rabbia. «Non siamo tutti mafiosi» così il primo cittadino che convoca un consiglio comunale aperto
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di Alessio Bompasso
10 aprile 2018
14:44

Limbadi è una città blindata da una parte e fantasma dall’altra. Il giorno dopo la deflagrazione che ha scosso l’intera comunità nel piccolo centro in provincia di Vibo Valentia nessuno vuole parlare e chi lo fa si limita a ricordare Matteo Vinci come un bravo ragazzo. Lontano da logiche criminali. Eppure chi ha inserito nel portabagagli l’ordigno che lo ha fatto saltare in aria insieme al padre, ricoverato in condizioni disperate all’ospedale di Palermo, lo ha fatto per ucciderli. Dargli una lezione esemplare. In pieno stile mafioso. A parlare per tutti oggi è il sindaco, Giuseppe Morello che condanna fortemente il gesto e al tempo stesso difende l’immagine del proprio paese e della propria comunità. «Quello che è accaduto è un pugno nello stomaco di tutti quelli che si sono impegnati e continuano ad impegnarsi per cancellare l’etichetta di “paese della mafia” che ci attribuiscono. A Limbadi non siamo tutti mafiosi e fatti come quelli di ieri fanno malissimo alla nostra immagine - tuona il primo cittadino. Mi stringo al dolore della famiglia del ragazzo – continua Morello - e per venerdì ho convocato un consiglio comunale aperto a tutta la cittadinanza per ribadire il nostro disprezzo a certi gesti».

Giornalista
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