Assunzioni illegittime all'Arpacal, il pm: 'A giudizio i sette indagati' (VIDEO)

Sotto accusa per abuso di ufficio l'attuale presidente del Consiglio regionale Antonio Scalzo, il consigliere regionale Graziano, Mollace, Rossi, Squillacioti e Santagati. La decisione del gup il 9 aprile
di Gabriella Passariello
12 febbraio 2015
15:42

"Assunzioni illegittime escogitate per stabilizzare lavoratori precari all'interno della Pubblica amministrazione, utilizzando l'escamotage di protocolli di intesa stipulati ad hoc". In una sola parola abuso di ufficio. Il pm Paolo Petrolo ha insistito in aula sulla richiesta di rinvio a giudizio  a carico di sette persone coinvolte nell'inchiesta Arpacal. Sotto accusa Vincenzo Mollace, ex direttore generale dell'Arpacal; Giuseppe Graziano, ex dirigente generale del dipartimento Politiche dell'ambiente della Regione Calabria e attuale consigliere regionale di minoranza; Francesco Caparello, all'epoca dei fatti dirigente del settore Personale dell'Agenzia regionale; Luigi Luciano Rossi, ex direttore amministrativo della stessa Arpacal; Antonio Scalzo, ex direttore scientifico dell'Agenzia, attuale presidente del Consiglio regionale della Regione Calabria; Sabrina Santagati, ex direttore generale dell'Arpacal e Rosanna Squillacioti, all'epoca dei fatti dirigente di settore del dipartimento Politiche ambientali della Regione Calabria.  Poi la parola agli avvocati per le arringhe difensive che si concluderanno il 9 aprile, giorno in cui è attesa anche la decisione del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro. Graziano, secondo il pm, avrebbe autorizzato Alessandra Tavernese a proseguire l'attività lavorativa presso la delegazione di Roma della Regione Calabria «nonostante la stessa fosse stata illegittimamente e  illecitamente stabilizzata- si legge nel 415bis- per urgentissime e improrogabili attività istituzionali proprie del dipartimento Ambiente, compreso il coordinamento nazionale».



Ma c'è di più. Graziano con due note, risalenti al 2008 avrebbe sollecitato l'assunzione di Vincenzo Cotroneo insieme ad altre sette unità della taske force del dipartimento Ambiente della Regione Calabria, procurando a questi un ingiusto vantaggio patrimoniale, costituito dall'impiego di Cotroneo in un altro ente violando le norme sulla stabilizzazione. Tutto questo utilizzando l'espediente del Protocollo d'intesa tra Ministero dell'Ambiente e Regione, che avrebbe consentito che la stabilizzazione dei lavoratori precari potesse avvenire «per esigenze permanenti dell'amministrazione stabilizzante con vacanze di organico per posizioni non dirigenziali da ricoprire da lavoratori già impiegati nello stesso ente per un triennio». Secondo l'ipotesi di accusa con il protocollo, Graziano insieme a Mollace avrebbe permesso di stabilizzare il personale precario con contratto a tempo determinato « assunto dal ministero dell'Ambiente e assegnato all'assessorato alle Politiche ambientali della Regione Calabria, consentendo che questi venissero assunti dall'Arpacal presso il quale non avevano, però, mai prestato attività lavorative». E lo stesso meccanismo sarebbe stato impiegato da Caparello, Rossi, Scalzo, Mollace, Santagati e Squillacioti.


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