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Sedici le persone e una società rinviate oggi a giudizio dal gup del Tribunale di Catanzaro Ilaria Tarantino, con accuse che vanno a vario titolo dall'associazione a delinquere per l'indebita percezione di fondi e contributi pubblici, alla truffa, la falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità in scrittura privata. L'inchiesta, che vede come principali accusati l'imprenditore Annibale Notaris e il consulente finanziario Antonino Porcaro, è venuta alla luce a gennaio 2014 dopo un'operazione della Guardia di Finanza che portò all'arresto dei due uomini, alla denuncia di 464 soggetti tra persone fisiche e società, oltre alla quantificazione di 3 milioni di euro di danni al bilancio nazionale e comunitario, al sequestro di 13 fabbricati, 35 terreni, 15 auto e mezzi agricoli, con 80mila giornate lavorative fittizie e 459 falsi braccianti agricoli. Al centro del presunto maxi-raggiro proprio Notaris, lo stesso imprenditore lametino già coinvolto in una precedente inchiesta delle Fiamme Gialle e finito agli arresti domiciliari, nel giugno 2011, nell'ambito della precedente inchiesta del Nucleo di Polizia tributaria su una presunta truffa quantificata in 850.000 euro ai danni di Inps e Inail - che ha visto denunciati altri 300 indagati, braccianti agricoli le cui posizioni sono state poi stralciate per essere trattate dalle Procure di Lamezia Terme, Vibo Valentia e Paola, competenti per territorio -, a seguito della quale è stato rinviato a giudizio il 18 aprile del 2013 assieme ad altre nove persone per cui il processo è ancora in corso davanti al tribunale collegiale di Catanzaro. Secondo gli inquirenti, dopo quel primo arresto Notaris avrebbe addirittura incrementato la propria attività illegale, tanto che nella nuova tranche investigativa gli viene contestata la più grave accusa dell'associazione a delinquere finalizzata al compimento di un'attività sistematica e organizzata di truffa ai danni di enti comunitari e statali, consistente nell'indebita percezione di contributi previdenziali a favore di lavoratori fittizi, nonché di fondi a sostegno dell'attività agricola, a fronte di attività agricolo-imprenditoriali mai realmente svolte. Porcaro, da parte sua, che pure era stato coinvolto nel precedente filone d'inchiesta, secondo le accuse avrebbe contribuito all'ideazione del presunto meccanismo criminoso, coordinando le attività del "gruppo" imprenditoriale, occupandosi della tenuta delle scritture contabili, dell'elaborazione di buste paga, Cud, modelli Dmag (Dichiarazione di manodopera agricola), Da (Dichiarazione aziendale) e 730 e, in molti casi, alla materiale presentazione dei documenti presso gli enti ricettori; il commercialista, inoltre, avrebbe provveduto al reclutamento dei falsi braccianti, al loro pagamento e al ritiro presso di essi dei contributi previdenziali indebiti. Il processo avrà inizio il 5 giugno davanti al tribunale collegiale, dove saranno presenti anche l'Inps, la Regione Calabria e l'Associazione lavoratori agricoli, che hanno chiesto di costituirsi parte civile.