VIDEO | Il pm Crescenti in conferenza stampa illustra un contesto di degrado e omertà in cui si sarebbero mossi i nove raggiunti oggi da misura cautelare, tutti originari di Seminara. A fare da gancio uno di loro che era legato sentimentalmente alla ragazzina
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«Fino a 17 sono stati i soggetti che hanno abusato della giovane. Almeno 17. Si tratta di reati molto gravi, maturati per altro in un contesto ristretto in cui molti sapevano e anche questo ci preoccupa davvero molto. La gravità emerge anche dalla totale assenza di considerazione della giovane da parte dei presunti autori delle violenze: non una persona, non una donna ma mero oggetto di desiderio sessuale, un giocattolo». Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti, durante la conferenza stampa nella Questura di Reggio Calabria in seguito ai nove arresti per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza all'epoca minorenne.
«Le ricostruzioni rese possibili dalle intercettazioni, senza le quali non potremmo indagare - ha aggiunto Crescenti -, hanno dato atto di una vera e propria pianificazione di incontri in cui alcuna considerazione vi era per la giovane che poi avrebbe dovuto essere vittima delle violenze. Un contesto desolante e fortemente degradato al centro del nostro quadro probatorio che riteniamo solido e che sarà vagliato dal giudice in fase processuale. Questa operazione non è isolata ma rappresenta la terza fase di un percorso investigativo già avviato».
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Un’indagine molto complessa e anche emotivamente impegnativa per gli stessi inquirenti si è rivelata Masnada Ter, che stamane ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari a opera della Polizia di Stato di Palmi, con la collaborazione del personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Milano e Varese, e col supporto degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Siderno. Attraverso il ricorso alle intercettazioni gli inquirenti hanno potuto ricostruire la dettagliata e inquietante attività di pianificazione di atti di violenza sessuale di gruppo reiterata per quasi due anni, anche in location diverse, in pregiudizio di una ragazza all’epoca minorenne e poi anche di un’altra ragazza.
In particolare a fare da gancio per queste serie di violenze il giovane sentimentalmente legato alla ragazza. Dunque, degrado, omertà, abiezione hanno caratterizzato l’operato del gruppo, i cui componenti sono tutti originari di Seminara. In cinque sono finiti in carcere (di cui 1 in atto già detenuto nel carcere Opera di Milano), mentre quattro sono stati posti agli arresti domiciliari. Alcuni sarebbero legati da vincoli di parentela e assoggettati a consessi di cosche di ’ndrangheta e uno da vincoli di parentela ad un amministratore locale.
Nel corso dell’operazione, oltre agli arresti, la Polizia di Stato ha eseguito perquisizioni personali e locali nei confronti dei destinatari delle misure cautelari. L’obiettivo è anche quello di verificare se i soggetti coinvolti abbiano individuato altre possibili vittime, come già emerso in precedenti fasi dell’inchiesta.
Questa mattina in questura di Reggio Calabria, la conferenza stampa introdotta dal questore Salvatore La Rosa. I dettagli sono stati illustrati dal procuratore capo della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti,dal sostituto procuratore di Palmi, Letterio De Domenico e dal Vice questore Concetta Gangemi che, con gli altri, ha ricordato il compianto collega Michele Viola che aveva avviato le indagini.
Crescenti davanti ai giornalisti ha messo in luce annche il rischio di ritorsioni e ritrattazioni. «Già in una precedente fase dell’indagine, abbiamo assistito a tentativi di condizionare le testimonianze – ha riferito Crescenti – ed è proprio per questo che abbiamo posto una particolare attenzione su tutte le persone coinvolte. Il nostro impegno è garantire che l’intero processo si svolga in maniera trasparente e che nessuno possa influenzare l’esito del procedimento». Continua a leggere su Il Reggino